1 ott 2012

Cielo al Crepuscolo di MaraBGo - cap 6

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Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported. Per gli aspetti originali dell'opera quali: stile, trama e aneddoti inediti di fantasia dell'autrice e caratterizzazioni diverse dei personaggi originari di Twilight, il copyright è di Mara B. Gori. 

Per gli aspetti originari dell'opera Twilight di S. Meyer a cui il romanzo ff Cielo al Crepuscolo si ispira, quali: nomi propri dei personaggi, caratterizzazione di base dei personaggi, ambientazione, trama di base, il copyright è degli aventi diritto. (Leggi Disclaimer)

Reating:
"Verde"  - "T"

Avvisi:
"IC"
"Missing Moment"

NB: "Team Edward"

Disclaimer:
 Questa è un opera di fantasia.
Ogni riferimento alla realtà è casuale.
La narrazione a doppio punto di vista dei protagonisti, e la loro caratterizzazione personale, rendono la storia un opera di fantasia dell’autrice, che comunque
si basa, sulla saga, e sui personaggi originali, del libro Twilight di S. Meyer.
La trama del racconto, riprende in parte, quella della sceneggiatura originale del film Twilight della Summit Entertainment.
Alcuni frammenti di dialogo, anche se totalmente o parzialmente modificati, sono tratti o ispirati dal doppiaggio italiano, del sopracitato film.
Tutti i diritti di suddette parti, sono loro riservati.
L’autrice si è ispirata alle opere originali, di cui riconosce pienamente i diritti di tutte le parti interessate.
Ogni violazione di questi, è casuale, e non intenzionale.
Alcune parole o frasi o parti di esse, ove richiamassero, agli scritti di S. Meyer, si intendono citazione degli stessi, anche se non esplicitamente evidenziato nella relativa pagina.
Alcune parole o frasi o parti di esse, ove richiamassero, la sceneggiatura originale di Melissa Rosenberg, dei film ispirati alla saga di S. Meyer, si intendono citazione della stessa, anche se non esplicitamente evidenziato nella relativa pagina.

Nota di lettura:
Il pov Bella (rosso), Edward (blu), è separato da una riga vuota, i pensieri diretti sono in corsivo.

LA VERSIONE POSTATA QUI E' UNA BOZZA E NON E' COMPLETAMENTE RI-CORRETTA QUINDI POTREBBERO SUSSISTERE ERRORI DI BATTITURA O REFUSI.
MA E' COMUNQUE LA VERSIONE RIVISTA PIU' RECENTE E CORRETTA DELLA FANFICTION.
La fic è stata scritta fra aprile e maggio 2010 ed è stata la mia prima opera letteraria in assoluto






CAPITOLO 6

hPresentazionig






La settimana passò come in un sogno bellissimo, scandita dalla scuola, i pomeriggi alla radura e le notti abbracciati.
Venerdì pomeriggio avevo convinto Edward a lasciarmi sola, dovevo lavare il pick-up, e, poi, Charlie cominciava a insospettirsi; tornavo tardi da scuola e sempre con un sorriso beato, dopo cena sparivo in camera con la scusa dei compiti, ma non la beveva, e, ogni tanto, mi veniva a controllare.

Bella aveva insistito perché la lasciassi sola e l’accontentai.
In effetti avevo ignorato la mia famiglia da quando stavo con lei, e, sebbene non me ne facessero una colpa, mi spiaceva essermi comportato così.
Appena entrato in casa andai a cercare Emmett e Jasper.
 Il pivello innamorato è tornato!
 Edward! Sentivo una scia di umore gioioso, non potevi che essere tu! 
Li trovai in salotto intenti in una sfida ai videogame. 
Rilassati  e sereni si stavano divertendo, mi erano mancati. Avevo sempre cacciato brevemente, e, da solo, quei giorni.
“Ragazzi! Ma siete dei pigroni! Vi va una caccia lampo? Ho sentito un branco di Alci mentre tornavo”
“Alci, sei sicuro? Hai un naso pessimo, magari sono castori!”
Emmett mi prendeva in giro come al solito.
Jasper mi guardava ironico.
“Hai bisogno di bere Eh?! Poi sono io quello...incontrollabile”
 sto scherzando Romeo! Ma così stimoliamo Emmett, mi sta stracciando
Strizzai l’occhio a Jasper.
“Si! Andiamo! Fatemi compagnia!”
Annuirono entrambi e andarono a cambiarsi, così feci io, e pochi minuti dopo già correvamo su per la montagna.

La foresta era silenziosa, solo il fruscio delle fronde mosse del vento e delle acque correnti dei ruscelli spezzava l’aria.
Dopo la caccia, i ragazzi si rincorsero un po’ fra gli alberi, io mi sedetti su un masso sulla sponda di un piccolo lago formato da un insenatura.
Mi specchiai, ma non ero più il predatore di pochi minuti prima, adesso ero Edward Cullen il ragazzo innamorato.
Un senso di vuoto mi invase, non volevo stare lontano da lei, mi faceva male fisicamente.
Feci un ruggito di richiamo ai ragazzi, loro mi raggiunsero.
“Caccia finita Edward? Si torna dalla tua “Bella”?”
“Si, io mi avvio, devo parlare con Esme”
 Bene, finalmente ce la presenti! Scommetto che è per quello! Esme non parla d’altro da giorni
Emmett mi diede una pacca sulla spalla.
 Ed...io, preferirei stare in disparte, a scuola a volte ho incrociato la sua scia e non mi sento pronto per contatti ravvicinati, scusa fratello
Sorrisi, rassicurante, e, grato a Jasper, per la sua volontà di non commettere errori, sapevo bene quanto sforzo gli costava.
“Ci vediamo! E non fate tardi! O Alice e Rose ve la faranno pagare!” Li stavo prendendo in giro.
“Parla per te!” Risposero all’unisono e ridendo scomparvero per riapparire ad intermittenza in mezzo agli altissimi abeti.
Esme mi stava aspettando seduta in salotto, probabilmente Alice l’aveva avvertita.
“Ed, tesoro! Allora quando venite?”
“Dimmelo, tu! Alice che ti ha detto?”
Ridendo attraversai la stanza luminosa per andare a depositarle un bacio sulla guancia candida.
“Perfetto, allora domani a pranzo, faremo qualcosa di speciale, ci siamo coordinati, parteciperanno tutti!”
Era felice, raggiante.
 Cara Esme
Aveva aspettato così tanto che incontrassi qualcuno da amare. Io non avevo mai creduto che succedesse, ma lei ne era stata sempre sicura, aveva ragione.

“Esme ti prego! Bella è talmente timida! Niente cose speciali, viene solo per conoscervi, e vedere dove vivo, anzi non sa ancora nulla, e, a dispetto delle previsioni di Alice, magari non vorrà venire così presto”
Mia madre mi guardò severa e scosse il capo.
“Edward, sei sempre il solito melodrammatico! Un po’ di allegre attenzioni le faranno piacere.
E inoltre un ospite va trattato bene,  il fatto che noi non apprezziamo il cibo non significa che dobbiamo essere scortesi!”.
“Non dovete sentirvi in obbligo, lei non è quel tipo di persona...”
“okay ,okay! Pranzo a parte, comunque voglio che tutto sia perfetto domani”.
Era inutile continuare a discutere
“Grazie mamma”
Lei scosse graziosamente la testa e agitò il braccio elegante in un gesto cortese: i suoi modi da Belle epoque erano affascinanti.
“Ma di cosa tesoro? E’ naturale”
Le indirizzai il mio miglior sorriso, e, la ribaciai, prima di sparire a cambiarmi.
Pochi minuti dopo già sfrecciavo sulla Volvo diretto a Forks.

Stavo lavando il pickup, quando un rumore sordo sul tetto dell’abitacolo mi fece sobbalzare.
Edward era apparso dal nulla, atterrando sulla lamiera che aveva scricchiolato paurosamente, in un attimo era saltato giù.
Dio com’era bello e imprevedibile, con lui mi sembrava costantemente di vivere in un film fantastico.
“Potresti arrivare in modo più umano?! Sai come è...ho dei vicini!”  lo rimbrottavo ma sorridevo divertita.

L’avevo vista armeggiare con un assurdo guanto spugna per lucidare quel suo macinino, e mi aveva fatto un tenerezza incredibile, in un lampo le ero piombato addosso per spaventarla, e lei mi aveva indirizzato un sorriso divertito, Amavo sorprenderla con i miei poteri, i suoi occhi si accendevano di meraviglia e ammirazione.
Mentre parlava notai il bozzo lasciato sul fianco del pickup dal furgone di Tyler, e, con un gesto rapidissimo, lo raddrizzai .
“Ah, grazie!”
Fece lei perplessa dalla velocità dell’azione.
Non le diedi il tempo di dire altro volevo parlarle subito dei progetti di Esme.
Una strana frenesia di farle vedere il mio mondo mi invase, ero impaziente di averla con me a casa mia, di condividere tutto con lei.
“Voglio portarti a casa mia domani...”
Aspettavo con ansia la risposta

Sbattei le palpebre più volte, come facevo sempre quando ero frastornata.
Edward nell’arco di pochi secondi mi aveva riparato il furgoncino, e adesso, con la massima noncuranza, mi invitava dai suoi!
Un ceco terrore mi soffocò.
Io la piccola goffa e insignificante Bella, nella casa di creature dai poteri incredibili, affascinanti, di una bellezza mozzafiato.
Avrei fatto sicuramente la parte del brutto e patetico anatroccolo.
Una fitta allo stomaco mi preannunciò il dolore per la brutta figura.
“Edward ma...credi che io gli piacerò?”

Era incredibile, come le parole e lo sguardo di questa ragazza, fossero assurdamente senza senso!
Sembrava terrorizzata dall’idea di non piacere alla mia famiglia! Non di finire come portata principale!
“Vuoi dire che non sei...preoccupata, perché sarai in una casa piena di Vampiri, ma piuttosto che tu non possa piacergli?!
Sei incredibile Bella Swan!”
Stavo per abbracciarla, quando un pensiero irritato entrò improvvisamente nella mia mente, era Billy Black, stava per raggiungere il vialetto in macchina con suo figlio Jacob, e, ci aveva visti.
 Dannazione! Bella con quella sanguisuga di un Cullen! Non mi piace per niente questa storia!
 Eccola lì finalmente, quanto mi è mancata! Accidenti! è con Edward Cullen, allora è vero che le piaceva! Stupido Jacob che credevi che passeggiando con lei e raccontandole vecchie leggende indiane ti prendesse sul serio? Sei solo un ragazzino! Ma Dio come è bella! Cosa darei per stare al posto di quel ragazzo!  Poi… gli altri hanno ragione, quel tale è strano, non mi piace, e, non la merita!
Strinsi la mascella per soffocare un ringhio, e Bella se ne accorse.

“Cosa...c’è?!” Edward aveva improvvisamente cambiato espressione, sembrava all’erta e pronto a scattare.
“Niente devo andare, complicazioni, ti passo a prendere domattina!”
E in un attimo era risalito in auto, lo vidi incrociarsi con il pickup di Billy Black, che si stava dirigendo da noi.

Incrociando la mia Volvo, il capo Black dal finestrino mi lanciò un occhiata eloquente, e i suoi pensieri ne furono l’eco, voleva che girassi al largo da Bella, potevo capirlo certo, ma ero lo stesso furioso.
  Lui non sapeva niente del nostro amore e non capiva!
Gli restituii l’occhiata assassina e affondai il piede sull’acceleratore, in un attimo lui, e, il suo sguardo accusatore, erano spariti.
Tornai a casa, volevo lavorare alla ninna nanna che avevo composto per lei, sarebbe stata una sorpresa per l’indomani.

Billy stava parcheggiando nel nostro vialetto, Charlie, che era uscito in quel momento, lo salutò allegramente.
Io restavo in silenzio, ero ancora scossa per come Edward era sparito lasciandomi lì.
C’era anche Jacob, aiutò suo padre con la sedia a rotelle.
Mi rivolse un sorriso incerto, io risposi d’istinto con uno incoraggiante.
“Frittura di pesce casalinga! Per vedere la prima partita di campionato!” Billy agitava un sacchetto di carta davanti al naso divertito di Charlie.
“E poi Jacob mi tormentava per rivedere tua figlia!”
Lanciò un occhiata divertita al figlio imbarazzatissimo.
“Grazie...papà!” sibilò il ragazzo fra i denti.
Anche io ero imbarazzata, ma continuai a sorridere a Jacob per solidarietà.
“A Proposito Billy, spargi la voce, abbiamo scoperto che non è stato un animale ad uccidere quel pescatore, non mandate i ragazzi nel bosco da soli, abbiamo trovato tracce che si allontanavano, ma non si sa mai”
Rabbrividii, Edward mi aveva detto che probabilmente era stato un Vampiro ad uccidere quell’uomo.
Che a volte alcuni della loro specie si avvicinavano ai nostri boschi, comunque, loro non avevano sentito più tracce, se ne erano andati.
“Mai pensato che fosse un animale!...okay avvertirò, non vogliamo che “qualcuno” sia in pericolo!”
Dicendo le ultime parole, mi lanciò un occhiata eloquente.
 Billy sapeva! Era preoccupato per me!
Tentai di dissimulare la sorpresa, ed entrai in casa.
La serata si svolse allegramente.
Io e Jacob, improvvisammo un tifo scatenato per i Mariner, la squadra di Football preferita di mio padre e Billy.
Mi sorpresi, di scoprire, come era facile rilassarsi con lui.
Era un buon amico, sempre gentile e solare, pronto a sostenere ogni idea che proponessi.
Rimasero per cena, preparai un insalata mista da abbinare alla frittura.
Mangiammo allegramente, fra le risate generali.
I Mariner avevano vinto, e Billy e Charlie erano di ottimo umore, lui ogni tanto mi lanciava qualche occhiata, ma si limitò a quelle.
Sapeva che era inutile parlare a Charlie della cosa,  non ci avrebbe creduto.
Sospirai di sollievo.
Adesso, dopo aver sparecchiato, dopo che se ne furono andati, mi resi conto che Edward non sarebbe venuto.
Il senso di vuoto mi prese, decisi di fare una doccia calda e andare a dormire presto, l’indomani mi aspettava l’incontro con i Cullen.

Avevo lavorato alla melodia tutta la notte affinando gli accordi, Alice ogni tanto mi veniva vicino e canticchiava per trovare le parole giuste.
Ero nervoso, era la prima volta dopo giorni che non stavo con lei di notte.
Alle prime luci dell’alba mi preparai con cura per andare a prenderla.
Poco tempo dopo correvo veloce, con la mia auto per le strade deserte di Forks, era domenica mattina presto.
Parcheggiai lontano dalla casa, per non dare nell’occhio, ma mi ripromisi di parlare a Bella per convincerla a presentarmi presto a suo padre, odiavo quei sotterfugi.
L’avevo chiamata dalla macchina e lei mi aveva pregato di aspettarla a bordo, sarebbe uscita di lì a poco.

La mattina mi svegliai prestissimo per dedicarmi alla toilette, non volevo vestirmi elegante, sarei stata fuori posto.
Ma curai molto l’abbinamento casual, scegliendo dei jeans denim scuro, stivaletti marroni, la camicetta blu che piaceva ad Edward, e una giacca avvitata  di daino che mi aveva regalato mia madre.
Mi truccai leggermente e spazzolai i capelli finché non brillarono, ero pronta.
Edward mi aveva chiamata, e gli avevo detto di aspettarmi sulla Volvo.
Avevo avvertito Charlie che andavo a pranzo da amici.
Non volevo che sapesse “quali amici” almeno, non per ora.
Presi la borsetta di pelle abbinata alla giacca e corsi fuori.
La giornata era nuvolosa, ma non pioveva, l’ideale per stare con lui.

Eccola stava arrivando, era magnifica.
Con una fitta al cuore, realizzai, che mi era mancata, moltissimo.
Il dolore della sete, era dolce, mi diceva che lei si stava, finalmente avvicinando a me.
In un lampo ero fuori e le stavo aprendo lo sportello.
Lei mi gettò le braccia al collo e mi baciò dapprima esitante, ma poi, sempre più avidamente.
Risposi al bacio, soffrendo terribilmente la sete, la passione. Perso in quel misto di dolore e estasi che era la sua vicinanza, ebbi un gemito soffocato, e, mi staccai da lei.
Non sapevo quanto avrei potuto resistere ancora.
“Dobbiamo andare...”

Vederlo lì vicino allo sportello, bello come il sole, mi aveva acceso il cuore, e non mi ero potuta trattenere dal buttargli le braccia al collo e baciarlo, poi quando avevo sentito che rispondeva al mio bacio mi ero sentita in paradiso.
Era stata tanta l’emozione che avevo smesso di respirare e adesso annaspavo, la testa mi girava, e, appena lui si scostò da me, mi sentii mancare.

Non avevo fatto a tempo a parlare, che vidi che era sbiancata, chiuse gli occhi, e se non l’avessi sostenuta sarebbe svenuta, ero terrorizzato.
“Bella! Amore cos’hai?! Ti senti bene?! Aspetta, ti metto in macchina!”
La sistemai il più delicatamente possibile sul sedile e apparsi al suo fianco scrutandola preoccupato finché non riprese colore e parlò.

Edward si era spaventato cercai di rassicurarlo.
“Non è niente... solo che ho smesso di respirare per l’emozione, sono una stupida temo, ma mi fai quest’effetto... scusa” mi sentivo imbarazzata e confusa.

“Vuoi tornare a casa? Se non ti senti bene... rimandiamo!”
 Non, importa! Accidenti come è pallida, mi ha fatto morire di paura!

“No!...No...mi sto già riprendendo, mi fa piacere andare, a proposito come sto? ce la posso fare a non sembrare terribilmente banale rispetto alla tua famiglia? Ho cercato di fare il possibile...” tentavo di cambiare argomento, ma, il nuovo, non mi emozionava, mi angosciava piuttosto.
 Fa che gli piaccia!! Mi sento già così stupida ad essere quasi svenuta!

 La mia adorabile pazza, stava meglio, sragionava come al solito!
Scossi la testa rassegnato, le carezzai una guancia e le lanciai uno sguardo eloquente, che mi costò molto autocontrollo.
“Diciamo che...non ti devi preoccupare di loro, ma di me! E comunque ti adoreranno!”

“Bene...speriamo che tu sia abbastanza obbiettivo”
Mi sentivo già nervosissima, e tentai di non darlo a vedere.

Le sorrisi convincente e partimmo, nella mente avevo solo lei e la splendida giornata insieme che ci attendeva.

La strada provinciale sfrecciava dai finestrini, quando fummo in prossimità dei monti che svettavano sul lago vulcanico della vallata, Edward imboccò una strada seminascosta dalla vegetazione, probabilmente privata, e dopo pochi minuti vidi, casa Cullen.
Era spettacolare, una costruzione in stile moderno a più livelli sfalsati.
I piani erano per lo più costituiti da ampie vetrate, la struttura al piano terreno era in cortina grigia, mentre quella ai piani superiori era in mattoncini lucidi rosso chiaro, quasi arancio: un colore caldo che contrastava magnificamente con la fitta vegetazione verde bosco.
Immaginai che dietro la facciata la struttura fosse costruita a terrazze sul pendio, e, che avesse, una vista spettacolare.
Ero a bocca aperta per la meraviglia. La chiusi per non sembrare una bimbetta sciocca.
Edward parcheggiò sul vialetto d’ingresso e apparve alla mia portiera per aprirmi.
Salimmo la scalinata che serpeggiava seminascosta dalla facciata.
Entrammo al livello del primo piano, come porta d’ingresso, una splendida vetrata.
L’interno era in tono con l’esterno, arredato modernamente e sobriamente, rispecchiava un senso di pace e natura.
“E’ tutto così, arioso, così luminoso...è stupendo!”

“Cosa ti aspettavi: sotterranei, bare e fossati?!”
La stavo prendendo in giro, era così bella con quell’aria stupita.
La meraviglia che si dipingeva sul suo viso, la faceva sembrare una bambina.

“I fossati...no!”
Era vero, un po’ mi aspettavo un ambiente un po’ tetro.
Forse per tutte le stupidaggini che circolavano nelle storie di vampiri.

“I fossati... no! Bene!”
Stavo scuotendo la testa e ridacchiando dell’immagine che poteva essersi fatta della nostra casa. Era peggio del previsto!

Stavamo salendo una scala e al lato del muro notai un antica croce, e mi stupii.
 Ero proprio una stupida con idee preconcette!

“Questo è l’unico posto dove possiamo essere noi stessi...”
Era il mio spazio, e adesso lo stavo condividendo con lei, stentavo a crederlo, ero felice.
In quel momento mi resi conto, di dove stava la mia famiglia, tanto ero preso da Bella, che avevo ignorato tutti gli altri miei sensi.
“Sono arrivati!” era Esme.
“sentite che folata!” Chiaramente l’odore di Bella non poteva passare inosservato.
Ma il problema era un altro.
 Stavano cucinando!
Mi giungeva chiaramente la voce della TV accesa in cucina, un cuoco italiano stava spiegando il procedimento della pasta all’amatriciana.
“Ma è italiana?” stava chiedendo acidamente Rosalie.
“Non lo so, ma si chiama Isabella, che è un nome italiano” Spiegava, paziente, ignorando volutamente il suo tono Carlisle.
 Accidenti  
Bella aveva insistito per mangiare prima, non volendo costringere la mia famiglia all’imbarazzo di doversi preoccupare di lei.
Io convinto che Esme avesse rinunciato, avevo approvato l’idea, compiaciuto dal suo altruismo.
 Ma ora...
Eravamo arrivati e ci arrestammo sulla porta della cucina.
 Era peggio del previsto!  
Tutta la mia famiglia, tranne Alice e Jasper che non c’erano, era intenta nell’operazione, perfino Rosalie.

Eravamo arrivati davanti alla porta della cucina, e il quadro che mi si apri era incredibile.
Era uno splendido ambiente arredato con elettrodomestici hi tech, e nello stesso tempo caldo e accogliente, circondato da luminosissime vetrate.
 In quella cornice perfetta la famiglia dei sogni era intenta all’opera.
C’era il bellissimo Dottor Carlisle, concentrato a tagliare della pancetta, aiutato da Emmett.
Una donna stupenda ed elegante, Immaginai  fosse sua moglie Esme, armeggiava sui fuochi incassati nella grande e spaziosa isola centrale.
Rosalie: l’affascinante sorella di Edward, preparava l’insalata.


Maledii l’idea che avevo avuto di mangiare prima per non turbare le loro abitudini.
 Sono stati così carini a cucinare! Che posso fare? Mentirò!
  Trovata la soluzione speravo che Edward mi reggesse il gioco.
“Buongiorno Bella!” Carlisle era affascinante come al solito mentre si asciugava le eleganti mani su uno strofinaccio.
“Bella cuciniamo un piatto Italiano per te!”
Esme Cullen era raggiante, e aveva una voce dolce e cordiale.

Presentai la mia adorabile madre.
“Bella lei è Esme, a, tutti gli effetti, mia madre”
 Grazie Tesoro!
“Carlisle, Rose e Emmett, li conosci già”
 Si, certo!  
Rose tratteneva il fastidio a stento, la fulminai con lo sguardo.
 Ecco la ragazza del nostro Ed! Wow carina per un umana!
Emmett al contrario aveva un aria allegra e cordiale, gli sorrisi, potevo sempre contare sul buonumore di mio fratello.
“Hai dato la scusa a mia moglie di usare la cucina per la prima volta! Spero tu abbia fame!”

La voce del dottor Cullen era morbida come il velluto assolutamente galante.
 Erano stati tutti così gentili!
Mi rivolgevano occhiate affettuose, beh, tutti tranne Rosalie, che mi fissava accigliata con la ciotola dell’insalata in mano.
Non avrei mai potuto deluderli.
“Certo...” farfugliai con un sorriso.
E, poi, Edward rovinò tutto.

“Bella...ha già mangiato”
Non avrei permesso, che per educazione, si sentisse male.
Istantaneamente Rose mandò in frantumi l’insalatiera che aveva in mano.
I vetri si sparsero ai suoi piedi.
 Maledizione! Rose! Mia sorella aveva esagerato.
 Piccola intrigante guastafeste! Dopo tutto quello che Esme a organizzato per lei! Dopo il rischio a cui ci espone con quel suo odore irresistibile!
“Ma Perfetto!” esclamò Rose acidamente.
“Ignora Rosalie, come faccio io!” sibilai più per lei, che per Bella.

Ero atterrita, e, mortificata, non avrei mai voluto causare quella tensione! La magia era rotta, ed era tutta colpa mia!
 E di Edward!  
Pensai guardandolo acida.
“Scusatemi...io sapevo che non mangiate! E così ho creduto fosse meglio per voi...”
Avevo la voce rotta dall’imbarazzo, ma Esme venne subito in mio aiuto.
Si avvicinò e mi abbracciò.
“Ma certo! Che ragazza premurosa!”
Le feci un sorriso grato.
Ma Rosalie non voleva mollare l’osso.
Era lì che mi fissava arrabbiata.
Emmett, le era andato vicino e tentava di calmarla carezzandole una spalla.
Non funzionò.
“Vogliamo continuare a far finta di niente?!”
Si guadò attorno con sguardo infuriato verso la sua famiglia.
“Che tutta questa storia non sia pericolosa per noi, se...
Finisse male?!”
I magnifici occhi d’ambra, lampeggiarono in direzione di Edward, e improvvisamente compresi la ragione delle sue parole. Era preoccupata per la sua famiglia, e per lui.
Probabilmente mi odiava perché rappresentavo una tentazione per tutti.
Non avrei potuto convincerla del contrario, era vero.
Ma io avevo fiducia in quella famiglia, potevo sentire l’istinto di protezione di tutti i suoi membri, compresa Rosalie; non mi avrebbero fatto del male.
Almeno non intenzionalmente, e, io, non volevo metterli in pericolo.
Optai per l’ironia, aiutando a spezzare quella situazione di tensione.
“Male...nel senso...che io fossi il pasto?” feci cenno in direzione del bancone di cucina.
Si la situazione era talmente grottesca, che l’ironia era davvero l’unica via.

 La ragazza è forte!  
Emmett era ammirato.
Feci una smorfia irritata, dando un occhiataccia a Bella, lei non mi guardò.
“Ha...capito tutto!” sentenziò arguto mio padre, con un tono di aperto apprezzamento.
 E’ più perspicace di Rose
In quel momento un frusciò attirò l’attenzione di tutti.
Alice e Jasper erano entrati dalla portafinestra saltando da un ramo che sporgeva.
 Eccoci qui con un tempismo perfetto! 
Alice era divertita.
 Inonderò la stanza di buonumore, Rosalie sarà inoffensiva, spero lo stesso per me
Jasper invece teso.

“Ciao Bella! Io sono Alice!”
Così dicendo la sorella di Edward mi getto le braccia al collo abbracciandomi.
Sembrava una fata dei boschi comparsa dalla finestra: bellissima, come tutti del resto.

“Che buono odore hai!”
 Accidenti che odore! È spettacolare! Ti capisco Ed!
Aveva detto ad alta voce i suoi pensieri, tipico di lei.
 “Alice cosa...”
La guardai torvo, sapevo che scherzava ma non mi sembrava il caso di tirare troppo la corda, specialmente in presenza di Jasper, talmente teso da sembrare visibilmente in crisi di astinenza.
“Tranquillo, io e Bella diventeremo grandi amiche!”
 E tu lo sai benissimo! Testone!
Non potei che accennare un sorriso alla mia sorella preferita, sapeva come rendere tutto leggero come un alito di vento fresco al suo passaggio.
Si girò verso Jasper.
“Io…sono Jasper!” Si presentò esitante lui.
 Diavolo Ed! Scusami! Ha un profumo assurdo! Maledizione!
lo sforzo di controllarsi rendeva la sua voce malferma e sibilante.
Lo guardai con comprensione, lo capivo benissimo, tuttavia mi tenni pronto.

Jasper era visibilmente teso, Alice lo soccorse con una carezza sulla guancia.
Con voce rassicurante gli disse che non mi avrebbe fatto del male. Doveva amarlo molto.
Anche Carlisle gli venne in aiuto
“Jasper è il più recente vegetariano, per lui è un po’ dura ancora, scusalo”
Avevo notato la tensione di Jasper anche a scuola, e, adesso ne comprendevo il motivo, mi spiaceva procurargli quei tormenti.
Non che mi rammaricassi, di non essere il suo pranzo.
Ma sentivo che lui era una brava persona, che si odiava per quel suo istinto incontrollabile, o, almeno, quando era rivolto verso di me; coglievo nei suoi occhi una simpatia sincera nei miei riguardi.
Edward mi riscosse dai miei pensieri.

“Okay, ora andiamo”
Non intendevo stare in quella stanza carica di tensione ancora a lungo, anche per non esasperare Jasper.
Anche gli altri, mentalmente, mi pregarono di far uscire Bella, avevano capito che era meglio non esagerare.
“Ti faccio vedere la mia stanza”
La scortai fuori per la rampa di scale.
Mentre salivamo si fermò a guardare il quadro fatto con tutti i cappelli dei nostri innumerevoli diplomi.

“Ma sono i cappelli dei diplomi!” guardavo allibita la bacheca con i caratteristici Tocchi che prendeva quasi l’intera parete delle scale.
Ce ne erano di vari colori, diplomi di scuola superiore, lauree: tanti da non credere.

“Si, ci...diplomiamo molto, è un gioco di famiglia, conservare i cappelli”
Sorridevo divertito dalla sua espressione allibita.

“Deve essere deprimente, ripetere sempre gli stessi studi”
Ero triste per loro.

“Più presto arriviamo in un posto, più possiamo rimanere, non è triste.”
Volevo spiegarle, che per noi, la nostra vita sociale pseudo normale, contava molto.
Eravamo arrivati alla mia stanza mi scostai per farla entrare, e, rimasi in attesa, leggermente nervoso.
Di nuovo non ero più Ed il vampiro, ma Edward il ragazzo innamorato che mostrava la sua camera alla ragazza.
Temevo il suo giudizio.

La sua stanza era luminosissima, un intera parete era a vetri e dava sul bosco, quella opposta era tutta coperta di scaffali con libri e cd.
Le altre due ospitavano rispettivamente un enorme tv lcd dal design ricercato, e una chaise-longue da lettura, abbastanza larga per due persone.
 Mancava qualcosa  
“Niente letto?”

“No io non dormo”
Credevo lo avesse capito, con tutte le notti passate a casa sua.
“Come non dormi! Mai?!” Sembrava allibita.
“Mai” e le indirizzai uno dei miei sorrisi migliori per metterla a suo agio.

Ecco! Allora cosa fa tutte le notti con me? Sta lì a fissarmi e basta? –
Io credevo che dormisse un po’ anche lui.
 Si stancherà di stare sempre a vegliarmi!
  Che fa?! Mi sorride? Oddio non posso vivere senza quel sorriso!
Mi girai a guardare i CD per darmi un tono e non mostrargli quanto mi turbasse col suo fascino.
“Quanta musica...Cosa ascolti di solito?”
 Istintivamente toccai il tasto play del lettore in mezzo agli scaffali.
La musica classica  si spanse nell’aria della camera e ci avvolse, conoscevo quella canzone.

“Debussy, non so cosa...” mi sentivo imbarazzato dai miei gusti retrò.

“lo so io, Claire de Lune, è forte!” era una delle mie preferite,
a volte la ascoltavo con mia madre quando a Renee prendeva il periodo della musica classica.

Come sempre mi stupì, non era proprio una persona da circoscrivere nei canoni classici delle ragazze diciassettenni. Sembrava più matura e colta di me, a volte.
In un moto irresistibile le afferrai la mano, tentando di farle fare un mezzo giro di valzer; era una dama perfetta.
Già me la immaginavo con l’abito da debuttante bianco.

 Mi vuole far Ballare! Oddio! Inciamperò nei suoi piedi, e cadrò goffamente sul pavimento! Che momento romantico!
Scossi la testa in una smorfia eloquente
“Io non so...ballare”

“Potresti farti guidare da me!”
I miei occhi esprimevano tutto il divertimento e la tenerezza che provavo in quel momento, vedendo che quella coraggiosa ragazza sfidava le leggi della natura per stare qui con me, ma era terrorizzata di fare una brutta figura ballando.
“Tu non mi fai paura...”  mi disse ironica di rimando.
All’improvviso ebbi un idea, le avrei fatto vedere veramente il mio mondo, come io lo vivevo.
“Questo non avresti dovuto...dirlo”


Il tono era divertito, il bellissimo viso aveva una smorfia di ironia.
Sbattei gli occhi e in quel lasso di tempo Edward mi aveva già issata in spalla, ed era letteralmente volato dalla finestra sul tronco di un albero davanti alla casa.
“Aggrappati forte mia piccola scimmietta!”
 Non chiedo altro!
Mi strinsi a lui, aveva un profumo inebriante.

Con lei potevo essere me stesso, con una tale naturalità, che non finivo mai di stupirmene.
Sentivo che era salda sulla mia schiena, corsi su per il tronco fino alla cima, lì stavo per spiccare un altro volo, ma volli assicurarmi che non avesse paura.
“Ti fidi di me?”

 Più di me stessa, con te andrei ai confini del mondo e oltre
“In...teoria...”
Ero euforica, non sapevo dove mi avrebbe portata e come, era eccitante.

Il suo tono era sorpreso e felice. Bene. Avremmo volato insieme.

Edward volava di tronco in tronco, era incredibile la leggerezza dei suoi movimenti, l’eleganza dei salti.
Poi salì in cima all’albero più alto, e mi depositò fra i rami che, creavano una specie di nicchia, tutta per noi, a quel punto ammirammo insieme il panorama.
Era mozzafiato, stupefacente, strabiliante, non avrei trovato mai nessun aggettivo giusto.
Sotto di noi il fiume si trasformava in uno scintillante lago di montagna, tutto intorno le cime innevate e i boschi secolari.
Quel punto di vista era impensabile per un umano senza un elicottero, e, adesso, era ai miei piedi.

“Ecco, questo ...è il mio mondo, io lo vedo così”
Era vero, per me le vallate, gli ampi spazi, rappresentavano ciò che mi ricuciva con quell’esistenza a metà.
Un punto di vista di rispetto, per tutto quello che mi circondava.
E cioè la bellezza della natura.
Solo in quei momenti potevo sentirmi ciò che ero, e cioè, parte di essa.
Creato come predatore, mostro assassino, ma comunque parte di un disegno più ampio in cui cercavo di cambiare il mio destino.
Volevo poter credere che fosse così.

Il suo mondo, era magnifico, spettacolare.
Il mio era ordinario, semplice, banale.
Se questo era un sogno non volevo svegliarmi mai più.
Adesso anche io facevo parte di quel mondo in qualche modo. Già sentivo che se l’avessi perso, una parte di me sarebbe andata in pezzi.
Non puoi toccare il cielo e ricadere inesorabilmente giù.
Sacrificheresti la vita per cercare di arrampicarti, per riavere un pezzo di quel blu.
Si la metafora era adatta, Edward e il suo mondo adesso facevano inesorabilmente parte di me.
“Il tuo mondo è stupendo!”

“Adesso è stupendo, perché tu ne fai parte!”
Era vero, era il completamento della pace che mi mettevano quei luoghi.
Era la ragione ultima della mia esistenza.

Restammo lì a chiacchierare e sorridere, come i ragazzi che eravamo, felici di godere insieme di quel momento.
Azzardai anche ad arrampicarmi meglio fra i rami, supervisionata a vista da Edward.
Lui non mi staccava gli occhi di dosso, in uno sguardo adorante.
Non avrei potuto desiderare di più.
Dopo lunghi momenti di serenità, ammirando l’immensità di quella natura, mi riportò in casa.
Ed ebbi la sorpresa più grande.

Stare con lei faceva venire fuori la parte migliore di me, la sete era ingabbiata dalla gioia, e dalla passione che provavo ogni volta che mi sfiorava, mi parlava, mi sorrideva.
Adesso era tempo di farle sentire la sua ninnananna.
Riportai Bella in casa passando per l’entrata principale.
la condussi nel grande salone, dove c’era il mio pianoforte, lei mi guardava interrogativamente.
la feci sedere sul divano immacolato che contrastava piacevolmente con l’ebano del piano lucido, e mi misi alla tastiera.

 Edward suonava! Esisteva in questo fantastico mondo da fiaba in cui ero stata trasportata, qualcosa che il mio principe dai superpoteri non potesse fare?
Scossi la testa, pareva proprio di no.

Sfiorai i tasti dolcemente e la musica iniziò a propagarsi per il salone, gli altri se ne erano andati lasciandoci soli, non avvertivo i loro pensieri, e, comunque, li avrei esclusi in quel momento.
La mia mente era presa da lei, e dalla musica che mi aveva ispirato.
Quasi non mi accorsi che il sole stava tramontando dietro le nuvole, fasci di luce bianco argento illuminavano me e il piano, il resto era quasi in ombra.
Improvvisamente mi girai.
Lei si era seduta vicino a me sul panchetto in silenzio.
Guardava rapita le mie mani che volavano sulla tastiera.

“Questa è per me?...”
 Non so quanto potrò resistere a tutte queste emozioni, lo amo talmente da aver paura

Aveva parlato in un soffio impercettibile quasi pensando ad alta voce, annui ad occhi chiusi mentre terminavo l’esecuzione.
Riaprendo gli occhi la fissai con tutto l’amore che riuscii a mettere nel mio sguardo e le sorrisi  come sapevo le piaceva.

“Edward non...mi guardare...così! Io non capisco più niente...”
 E incredibile, pazzesco, il suo sorriso! E quello sguardo d’amore per me! Ci morirei in quegli occhi d’ambra! 
“Be tu mi fai lo stesso effetto, con insieme un certo appetito di diversi tipi!” 
 Come posso aiutarti amore mio? tu mi fai lo stesso effetto...
Non riuscivo a staccarmi da lui nemmeno un attimo.

Le diedi un buffetto sulla guancia, lei mi costrinse ad aprire il palmo e ve la poggiò, tenendo la mia mano con la sua.
Con quel gesto tenerissimo, era come se volesse lenire i miei tormenti, non sapendo che li infiammava, il suo contatto era comunque la cosa più dolce al mondo per me.
“Questa è la tua ninnananna, l’ho composta pensando a quando ti addormenti”

“E’ stupenda Edward, io non posso ancora credere di meritare tutto questo.” Risposi con semplicità

“Tu meriti molto di più, ma questo amore, è il solo che ho da dare...”
Il mio sguardo si fece triste fissai gli alberi dietro la vetrata che diventavano oscuri per le ombre del tramonto.
Era vero, per quanto tentassi di dare tutto me stesso, in realtà ero solo l’ombra di una persona, ero una creatura crudele che si sforzava di non esserlo, ma con tutti i miei tormenti non sarei mai stato come lei.
Lei era umana, viveva, invecchiava, io ero solo un fantasma immortale, nato per uccidere le persone come lei, e la consapevolezza di una coscienza, mi aveva fatto scegliere un'altra via.
Ma ero ciò che ero, e questo fatto non sarebbe cambiato.
Sorrisi a Bella, che aveva visto che mi ero intristito.
La cosa che adesso contava era stare insieme, e io intendevo condividere con lei, tutta la sua vita.
Sentivo che mi amava comunque, e questo mi dava la forza di stare con lei.

 Ma è impazzito?! Di più! Meritare di più?! Io sono stata baciata da un amore che non merito assolutamente! Qualcosa di talmente bello e puro da essere irreale, come lo è il suo essere magnifico in tutti i sensi!
Io morirei perdendolo, e lui si sente non abbastanza per me?! È un vampiro pazzo! 
“Edward tu mi dai tutto! Stando solo vicino a me! Non te lo scordare mai!”
Non sopportavo quel lampo di commiserazione nei suoi stupendi occhi d’ambra.

Le sue parole appassionate, avevano fugato ogni mio dubbio.
 Io non so, ne come, ne perché ho meritato tanto!
Ma so che non esisterò più senza di lei 
“Grazie amore...” la baciai teneramente sulle labbra.
“E’ ora di riportarti da Charlie, penserà che sei sparita”
 Sospirai, avrei voluto rapirla per sempre.

“Si...okay” mugugnai, non volevo che quel momento magico finisse.
Non volevo tornare alla vita vuota della mia stanza.
Mi riscossi, lui comunque sarebbe stato con me, e questo era l’importante infondo.

Sentivo che non voleva che il momento finisse, esattamente come me.
Gli altri avevano sentito che stavamo andando via, e vennero a salutare.

Improvvisamente la famiglia di Edward comparve al completo in sala, accanto al magnifico pianoforte.
Tutti mi abbracciarono e mi salutarono, a parte, ovviamente, Jasper, che si teneva in disparte.
Mi indirizzò un sorriso tirato, ma amichevole, contraccambiai.

 Ed, sei fortunato, è una brava persona, e sento che le vorrò bene, sono mortificato di non riuscire ad essere più presente, farò il possibile in futuro
Feci un cenno di comprensione a mio fratello, era stato bravo, e, sapevo quanto gli era costato; apprezzavo che avesse simpatia per lei.

Rose restava attaccata alla parete, limitandosi ad un saluto frettoloso, le sorrisi esitante e intimidita.

 Mi comporterò bene, ma non credere che mi piaccia farlo!
Comunque devo ammettere che la ragazzina mi ha stupito, non ha paura
Mia sorella era testarda, ma si sarebbe arresa prima o poi.

Edward mi condusse fuori, la magnifica giornata era finita.
In pochi minuti eravamo già sulla via del ritorno.
Lo feci parcheggiare poco lontano e proseguii a piedi per non destare i sospetti di Charlie, sapevo che mi avrebbe raggiunta dopocena in camera.

La vedevo allontanarsi dalla macchina in direzione della casa con uno strano senso di nervosismo, odiavo non essere con lei in ogni momento, per proteggerla, per sorreggerla se inciampava, per godere semplicemente della sua vista mentre era al mio fianco.
Ero perso senza di lei, letteralmente.
Sapevo che aveva conquistato tutta la mia famiglia, i loro pensieri entusiasti me lo avevano confermato, anche Jasper; e Rose, sebbene continuasse a voler essere scortese, aveva dovuto ammettere che Bella era coraggiosa.
Tesi l’orecchio e la mente, per cogliere tutte le conversazioni e i pensieri di Charlie, per sapere esattamente quando saremmo potuti stare soli; il bisogno di lei era come l’astinenza da una droga, in tutti i sensi.

Entrai raggiante in cucina dove papà stava preparando un insalata di pollo, arrostendo anche il mais sulla piastra.
“Ciao Tesoro ti sei divertita?”
“Si molto! La famiglia di Alice è molto ospitale!”
Una mezza verità, era meglio di una bugia, lui conosceva tutti in città e se avessi mentito, sarebbe saltato fuori prima o poi.
“Alice… ah, si, Cullen! Sei stata a casa del dottor Cullen?”
“Si, vivono in campagna fuori città, mi ha portata lei, hanno una casa bellissima e sono stati gentilissimi”
“Immagino! Il dottor Cullen è una bravissima persona!
E’ il miglior medico che sia mai vissuto da queste parti.
Il nostro piccolo ospedale deve essere fiero di averlo!
Potrebbe lavorare d’ovunque e guadagnare qualsiasi cifra.
Ama questa città, e dobbiamo essergliene grati tutti!
Anche alcuni stupidi superstiziosi nativi, che non so per quale motivo, rifiutano le sue cure. E’ assurdo!
Ne discutevo proprio con Billy l’altro giorno!”
E così dicendo sbatté la bottiglia dell’olio sul tavolo in un gesto stizzito.
 ero all’erta cosa gli aveva detto Billy?
“...Con Billy?” Feci incoraggiante per farlo continuare.
“Si lui insisteva che i Cullen sono strani e pericolosi, gli ho detto che non avrei più ammesso che mi parlasse di queste dicerie, e lui ha capito, spero!”
“Hai fatto bene, sono d’accordo con te!”
Tentai di dare alla frase poca enfasi per sembrare naturale.
  Ero salva 
Billy non avrebbe più osato affrontare il discorso con Charlie. Se parlando genericamente era stato zittito, non avrebbe certo rischiato di essere preso per pazzo furioso, rivelando la verità.
Ho una gran fame cosa c’è per cena?
“Insalata di pollo, e mais arrosto con il burro!”
Mi disse con aria trionfante.
“Ho pensato che avresti mangiato tanto a pranzo, e ti andasse una cena leggera”
“Ah questa è leggera?! ” Lo punzecchiai io.
“Bella, devi mettere un po’ di proteine in quel mucchietto di ossa!” Così dicendo mi strinse affettuosamente un braccio.
“Sembri uno scricciolo!”
Mi sorrise con affetto e mi baciò la fronte, era strano per lui essere così espansivo.
Da quando avevo avuto l’incidente, si sforzava di esserlo di più; come per dimostrarmi quanto mi amasse e la felicità che gli davo vivendo lì con lui.
Gli sorrisi di rimando, e mi sedetti al tavolo pronta per essere servita.

Charlie era una brava persona, e i suoi pensieri nebulosi, erano lo specchio dei suoi comportamenti, era corretto verso la sua comunità, e adorava sua figlia.
Dovevo fare le cose per bene e presentarmi, per dimostrargli che tenevo seriamente a Bella e l’avrei protetta sempre.
Uscii dalla macchina e in un lampo ero già saltato attraverso la finestra dentro la sua stanza, sarebbe salita di lì a poco.

Terminai la cena, e sparecchiai, Charlie insistette per lavare i piatti, io con la scusa dei compiti sgattaiolai in camera.
Lo trovai come al solito sul mio letto: appoggiato alla spalliera, rilassato, un espressione furba negli occhi da tigre.

“Allora hai cenato?”
Sapevo che aveva mangiato con gusto, e me ne rallegrai, suo padre aveva ragione: doveva alimentarsi di più.

 Come se tu non lo sapessi!
“Certo! Papà è un ottimo cuoco!” gli rivelai con un sorriso.
“Mi dai un minuto, che mi cambio?” così dicendo gli intimai con un gesto di non muoversi e lui si tramutò in una statua di marmo bianco, che però mi seguiva con i suoi occhi maliziosi.

Bella raccolse il pigiama da un cassetto, le ciabatte, e sparì nel piccolo bagno del corridoio.
Poco dopo sentii l’acqua della doccia che scorreva, ma mi costrinsi a non pensare a lei.  Troppo pericoloso .


Nel bagno indugiai sotto il getto tiepido della doccia per rilassare i muscoli, misi la cuffia per non bagnare i capelli già puliti, non volevo perdere tempo con il phon.
Mi asciugai per bene ed indossai il pigiama pesante, così la vicinanza di Edward non mi avrebbe infreddolito, lui tendeva sempre a stare scostato da me.
Sapevo, che si preoccupava di non farmi sentire la sua pelle glaciale, mentre io volevo stare più stretta a lui.
Il senso di pace che mi dava, faceva bene al mio sonno, mi sentivo protetta e sicura, come quando da bimba dormivo nel lettone con mia madre.
Con la non trascurabile differenza, che dovevo anche lottare per non saltare addosso al mio magnifico principe, se non volevo ritrovarmi al posto dello spuntino di mezzanotte.
Sorridevo fra me, non pensavo sul serio potesse accadere, io avevo sempre avuto una fiducia innata verso di lui.
Sennò sarei scappata urlando molto prima.
Sapevo che lui era mio, e io sua, a dispetto della nostra diversa natura, e, questo, mi dava un senso di invincibilità.

Ecco lei era lì, e mi sorrideva dalla porta, infagottata nel pigiama di pile più dolce e informe che avessi mai visto.
Era di un tenue rosa con piccole pecorelle che brucavano.
Le ciabatte in tinta completavano il tutto.
Lei per finire l’opera si era divisa i lunghi capelli in due bassi codini laterali proprio come una bambina.
Era irresistibile.
“Vieni subito da me!” Le ordinai, e, lei mi saltò in braccio sorridendo raggiante, chiuse gli occhi lasciandosi cullare, come la bambina che sembrava impersonare.
“Come mai questa mise stasera? Sembri una bimba impertinente!”

“Non ti piace... Oh! Se vuoi mi cambio!”
 ecco avevo sbagliato tutto!

“Non ti azzardare!...Sei semplicemente irresistibile!”
La baciai sui capelli, aspirandone l’aroma di fragola, ondate di amore doloroso mi ricordarono che non era solo una stupenda visione, ero felice.

“Allora va bene...volevo stare più stretta a te, ho notato che ti tieni distante, per non infreddolirmi.
 Ho pensato di facilitare le cose.
 Con questo addosso stai sicuro che non sento freddo, anzi sto già bollendo!”
 Ma per altre ragioni  Aggiunsi mentalmente
Il suo tono di voce mi aveva emozionato.

Aveva notato anche quello, cominciai a pensare che la sua perspicacia fosse migliore del mio senso supplementare che, inefficace su di lei, me la rendeva ancora così misteriosa.
La adagiai sul letto coprendola col piumino, e mi stesi vicino cingendole le spalle con un braccio, lei appoggiò la guancia sul mio petto, la mano sul mio addome, ero teso come un fascio di corde ma resistetti, e, come al solito, non mi importava.
La sua vicinanza era vitale per me, soffrire faceva parte di essa.
“Bella, domani mi presenterò a Charlie, e nel pomeriggio ti porterò a giocare a baseball con i miei”
“mmmh…o kay mmh sono una frana negli sport...ma o kay mmmh, sai di buono Ed, ho sonno…”
Si era già addormentata, era stata una giornata piena di emozioni.
Le carezzai i capelli dolcemente canticchiando la sua ninnananna sommessamente finché non dormì profondamente. Mi rilassai e pensai all’indomani, le sarebbe piaciuto assistere alla nostra abituale partita di baseball; era stata fissata l’indomani perché Alice aveva previsto un temporale.
Ero un po’ preoccupato perché saremmo stati ai margini del nostro territorio, e dopo i fatti della settimana prima ero sempre all’erta.
Ma non avevamo sentito tracce da quelle parti, e con i nostri poteri potevamo prevedere eventuali problemi, cercai di rilassarmi, sarebbe stato un pomeriggio divertente.





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