1 ott 2012

Cielo al Crepuscolo di MaraBGo - cap 5

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Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported. Per gli aspetti originali dell'opera quali: stile, trama e aneddoti inediti di fantasia dell'autrice e caratterizzazioni diverse dei personaggi originari di Twilight, il copyright è di Mara B. Gori. 

Per gli aspetti originari dell'opera Twilight di S. Meyer a cui il romanzo ff Cielo al Crepuscolo si ispira quali: nomi propri dei personaggi, caratterizzazione di base dei personaggi, ambientazione, trama di base, il copyright è degli aventi diritto. (Leggi Disclaimer)

Reating:
"Verde"  - "T"

Avvisi:
"IC"
"Missing Moment"

NB: "Team Edward"

Disclaimer:
 Questa è un opera di fantasia.
Ogni riferimento alla realtà è casuale.
La narrazione a doppio punto di vista dei protagonisti, e la loro caratterizzazione personale, rendono la storia un opera di fantasia dell’autrice, che comunque
si basa, sulla saga, e sui personaggi originali, del libro Twilight di S. Meyer.
La trama del racconto, riprende in parte, quella della sceneggiatura originale del film Twilight della Summit Entertainment.
Alcuni frammenti di dialogo, anche se totalmente o parzialmente modificati, sono tratti o ispirati dal doppiaggio italiano, del sopracitato film.
Tutti i diritti di suddette parti, sono loro riservati.
L’autrice si è ispirata alle opere originali, di cui riconosce pienamente i diritti di tutte le parti interessate.
Ogni violazione di questi, è casuale, e non intenzionale.
Alcune parole o frasi o parti di esse, ove richiamassero, agli scritti di S. Meyer, si intendono citazione degli stessi, anche se non esplicitamente evidenziato nella relativa pagina.
Alcune parole o frasi o parti di esse, ove richiamassero, la sceneggiatura originale di Melissa Rosenberg, dei film ispirati alla saga di S. Meyer, si intendono citazione della stessa, anche se non esplicitamente evidenziato nella relativa pagina.

Nota di lettura:
Il pov Bella (rosso), Edward (blu), è separato da una riga vuota, i pensieri diretti sono in corsivo.

LA VERSIONE POSTATA QUI E' UNA BOZZA E NON E' COMPLETAMENTE RI-CORRETTA QUINDI POTREBBERO SUSSISTERE ERRORI DI BATTITURA O REFUSI.
MA E' COMUNQUE LA VERSIONE RIVISTA PIU' RECENTE E CORRETTA DELLA FANFICTION.
La fic è stata scritta fra aprile e maggio 2010 ed è stata la mia prima opera letteraria in assoluto





CAPITOLO 5

hPrimo amoreg

Mi alzai con la testa pesante, avevo avuto una notte terribile. Scacciai subito i ricordi dei sogni, in quel momento non aiutavano la mia concentrazione.
Pretendevo la verità da Edward.
Non avevo cambiato idea.
Ero solo delusa che non si fosse fidato di me.
Non avevo paura di lui, le sensazioni provate al ristorante erano reali, e contavano solo quelle.
Mi fidavo di lui, e volevo che anche lui si fidasse di me.
Non credevo alle notizie che avevo trovato, o almeno non a tutto, lui non mi avrebbe mai fatto del male.
Questo lo sentivo dentro di me, e  niente e nessuno poteva far crollare questa mia certezza.
Mi sbrigai a vestirmi e a fare colazione.
Corsi fuori, il cielo era grigio e nuvoloso, ma sopra le nuvole si poteva intravedere il sole, non pioveva, meglio.
Accesi il pickup, e partii alla massima velocità che mi consentiva.
Arrivata nel parcheggiò, scesi e con lo sguardo cercai Edward.
Era in piedi al limitare del bosco, mi fissava, gli feci cenno di seguirmi sorpassandolo decisa.
Mi incamminai per il sentiero dietro il parcheggio che serpeggiava su per la collina, mi fermai solo  quando fui arrivata allo spiazzo alle pendici del piccolo monte boscoso che sovrastava il campus.
Tutt’ intorno la luce era grigia, e dava un atmosfera surreale. Eravamo circondati da alberi altissimi, lo scenario ideale per quello che stavo per dire.
Edward era dietro di me, mi aveva seguito in silenzio, ora lo sentivo alle mie spalle.

Il mio presentimento era giusto, appena Bella era scesa dal pick-up avevo avvertito la sua tensione, mi aveva cercato con lo sguardo, e con aria torva e risoluta, mi aveva fatto cenno di seguirla, si era incamminata su per la collina, con un passo svelto e agile, insolito per lei; indice dell’adrenalina che le stava scorrendo nelle vene.
Lei sapeva qualcosa.
Ma invece che evitarmi, scappare, voleva parlarmi.
Non sembrava spaventata, sembrava irritata, decisa a chiedermi spiegazioni.
Ero inebetito, e la seguivo docile.
Arrivati ad un piccolo spiazzo si fermò, e non si girò.
Parlò senza guardarmi, potevo sentire il suo cuore battere all’impazzata, ero terrorizzato e aspettavo il verdetto.
La sua voce era rotta dall’emozione.

“Sei incredibilmente forte e veloce.
La tua pelle è fredda come il ghiaccio.
Non mangi ne bevi niente.
I tuoi occhi cambiano colore.
Non esci mai alla luce del sole. 
E a volte parli come se provenissi da un’ altra epoca”
Deglutii per riprendere la voce, avevo la salivazione azzerata.
Non vedevo la sua faccia, mi stava sempre alle spalle.
“Quanti anni hai?”
Ero in attesa, la sua risposta avrebbe fugato i miei dubbi, doveva fidarsi di me.

“Diciassette” risposi disperato, la voce rotta.
  Aveva scoperto tutto!

“Da quanto tempo...hai diciassette anni?”
Attesi la sua risposta.

“Da un po’...”
Le barriere erano cadute, dovevo arrendermi, ero stanco di mentirle.
 Ecco sapeva la verità!
 Ma perché la sua voce era così calma?!
Perché non gridava?! Si spaventava?!
Doveva pur aver paura, era umano!
Avevo sperato che mi amasse comunque, ma adesso vederla lì a parlare della mia natura come se fosse normale senza nessun timore, mi terrorizzò.
Lei doveva rendersi conto della gravità della cosa  maledizione!
Io l’amavo, e dovevo darle la possibilità di scegliere!
Lei doveva capire che ero pericoloso per lei.

“Io so cosa sei...”
Avevo avuto la mia conferma, adesso gli avrei detto che sapevo.

Bene, stava ragionando forse.
Dovevo spronarla, dovevo sapere se avrebbe retto.
Con voce rotta da una rabbia repressa contro la mia scura natura, che poteva separarmi da lei, sibilai:
“Dillo!...Dillo!...ad alta v o c e”
le parole mi si strozzarono in gola dall’angoscia.

La voce di Edward era carica di tensione, era un ordine disperato, e io obbedii.
“Un vampiro!”
Ripresi fiato, ansimavo.

 Troppo sicura! Troppo calma! Non bastava! 
Doveva rendersi conto della realtà.
“E adesso ponimi la domanda fondamentale! Di cosa ci nutriamo...noi!”
Ma senza avere il coraggio di aspettare la sua risposta, proseguii istintivamente:
“Hai paura?”

Il tono di Edward mi strinse il cuore,  era pieno di dolore, non sopportavo di sentirlo parlare così, non sopportavo di averlo ferito, dovevo fargli capire i miei sentimenti.
Dovevo  guardarlo, e fargli comprendere, che mi fidavo di lui nonostante tutto.

Lei si era girata di scatto, e mi fissò intensamente con i suoi occhi liquidi e profondi.

“Tu non mi farai del male!”  dissi fermamente.

Il suo tono era fermo, risoluto e calmo.
Voleva che le credessi.
Non era possibile, dovevo convincerla, ero terrorizzato che non capisse la gravità del pericolo che correva stando con me.
 Troppo sicura!... era troppo sicura!
E all’improvviso agii,  se non credeva alle parole,  avrebbe creduto ai fatti!
La presi per un braccio e la trascinai per qualche passo,  bruscamente, ma facendo attenzione a non farle del male.

“Dove mi porti?!”  Cosa voleva fare?  

“In cima alla montagna! oltre la cortina di nubi...
Devi vedere il mio aspetto alla luce del sole!”
Non attesi risposta.
La caricai sulla schiena con un movimento velocissimo e impercettibile.
Mi assicurai che fosse saldamente ancorata al mio corpo, e corsi su per il pendio, come solo io potevo fare, quello ero io. Doveva vedermi in azione.
Arrivammo in pochi attimi che mi parvero eterni, il suo corpo caldo bruciava sopra di me, il suo cuore martellava contro la mia schiena, era eccitata, ma sentivo che non aveva paura,  io invece ero terrorizzato, fra poco avrebbe visto la mia vera natura, e forse sarebbe fuggita per sempre da me.

Neanche mi resi conto, tanto era stato veloce.
In una frazione di secondo mi ero ritrovata sulla sua schiena, e saettavo fra gli alberi come una freccia, il vento mi colpiva il viso, ma non avevo paura, stavo volando, volando con Edward, e fra poco lo avrei visto al sole.
Arrivati in cima al pendio, fra le enormi radici degli alberi, mi fece scendere, di scatto.
In un attimo si era sbottonato la camicia che portava sotto la giacca, e si era fermato sotto un raggio di sole che filtrava dagl’alberi.

Arrivato in cima volevo farla finita subito,  mi staccai da lei seccamente, non ci sarei riuscito altrimenti, e mi sbrigai a mostrarmi in tutta la mia mostruosità.
“Ecco perché non ci mostriamo alla luce del sole...si vedrebbe quanto siamo diversi!” La mia smorfia esprimeva tutto il disgusto per me stesso.

Il respiro mi si mozzò, tanta era l’emozione, vacillai.
Edward era lì sotto quel pallido raggio di sole, la sua pelle bianchissima sfavillava, come fosse di puro diamante, era uno spettacolo magnifico, indescrivibile.
“Sei...bellissimo!...sembrano diamanti...” non trovavo altre parole

Il mio cuore fermo cantò.
 Non le facevo ribrezzo, anzi mi ammirava!
Ma durò un attimo...
 No non era possibile! Era pazza! Non capiva!
La faccia mi si contorse in una maschera d’angoscia quando esclamai.
“E’ la pelle di un assassino!”, e in un attimo fui alle sue spalle, lei saltò in avanti.
“Bella, io ho ucciso in passato!”
Doveva sapere tutto... tutto! Doveva capire!

Senza riflettere, alle sue parole, esclamai:
“Non mi importa!” 
Era vero, lo gridava il mio cuore.

 No, così non andava,  era inebetita, non ragionava, non era possibile che parlasse sul serio!
 Adesso basta! Avrebbe capito la realtà dei fatti!
“Bella! Io sono il predatore più pericoloso che esiste al mondo!”


“Tu non mi farai del male...” ripetei in un soffio.
 Perché non capiva che io potevo sentire, che lui sarebbe morto pur di difendermi?
La sensazione di sicurezza che mi trasmetteva era chiarissima per me

Le avrei aperto gli occhi.
 Doveva capire, valutare lucidamente a costo di terrorizzarla! 
“Questo perché tu credi alla menzogna! Tutto di me, tutto ti attrae! Il mio viso, il mio corpo, il mio odore perfino, è un camuffamento!”
Così dicendo la incalzavo, e lei arretrava incespicando nelle radici, forse capiva, dovevo andare fino in fondo.

Lui si avvicinava a me, come per spaventarmi, ma il suo sguardo non mentiva, era pieno di ansia, soffriva, e io volevo solo che la smettesse di tormentarsi, indietreggiavo si, ma solo istintivamente, in realtà volevo abbracciarlo.
Riflettei sulle sue parole, era la verità, ora capivo tante cose, anche il comportamento delle altre donne in sua presenza. Scossi il capo, ma, per quanto mi riguardava, era stato solo l’inizio, adesso c’era molto di più.
Lui mi guardò con occhi che mandavano lampi, in un attimo era davanti al ramo enorme di un albero.

 “Come se ammaliarti servisse! Come se tu potessi sfuggirmi!”
Corsi veloce intorno a lei, in modo che ai suoi occhi fosse come se mi stessi materializzando ad intermittenza, in tutte le direzioni.

Io ero impietrita, era apparso in lampi intorno a me, poi si materializzò di nuovo vicino all’albero.

“Come se potessi respingermi!”
Afferrai il grosso ramo vicino a me, e in un attimo lo strappai come fosse di burro.
Lo scagliai contro una roccia: si sbriciolò all’istante in mille schegge di legno.
Saltai fra gli alberi intorno a lei fermandomi solo quando ebbi di nuovo il coraggio di guardarla, mi sentivo un verme ad averla spaventata così, nella realtà sarei morto pur di non farle del male.

Ero atterrita, sbattevo gli occhi per riprendere lucidità.
Edward era riapparso in cima a un altro ramo.
Sparì e riapparve,  di nuovo su uno poco lontano da me.
L’espressione del suo viso era disperata, angosciata.
Mi sentivo così impotente.
Doveva capire che io lo avrei amato sempre e comunque.
Non potevo farne a meno.
Io avevo già deciso. Niente mi avrebbe fatto cambiare idea.
Forse ero impazzita, ma non mi interessava, ero con lui e sentivo il suo amore.

Con il suo sguardo adorante mi stava ancora comunicando che si fidava.
Perché mi amava e tentava di capirmi, lo sentivo.
Ma volevo spiegarle tutto, anche sulle nostre scelte, e sul motivo per cui ero stato sul punto di ucciderla.
“Noi non siamo come gli altri della nostra specie, io e la mia famiglia sappiamo controllare la sete, cacciamo solo gli animali”.
“Ma tu il tuo odore…siete come una droga per me…è come se tu fossi la mia qualità preferita di eroina[1]”.
“...io ti volevo uccidere” .
Dovevo arrivare fino in fondo al baratro della verità.


Il suo tono era talmente triste! E, pieno di rancore verso se stesso, non lo sopportai.
In un attimo gli fui vicino guardandolo dal basso arrampicandomi quasi a sfiorargli il viso, lui indietreggiò.
“Non mi importa! Tu non mi farai del male!”
Doveva credermi, non sopportavo di vederlo così.
Adesso capivo, il suo comportamento di quando mi aveva vista la prima volta.
  Aveva avuto paura di uccidermi!
Non  mi odiava perché ero una nullità, perché gli facevo ribrezzo, ma solo perché gli ricordavo la sua natura!
Aveva resistito contro l’istinto invincibile.
 Per me. Per me!
Forse anche lui in quel momento già mi amava, sennò probabilmente mi avrebbe ucciso.
  Possibile che lo avessi colpito tanto al primo sguardo?
 Come lui aveva colpito me? Possibile?
 Il cuore mi si fermò, ne volevo avere la conferma.
“Perché mi odiavi quando ci siamo conosciuti?” lo incalzai.

 Stava iniziando a capire
La voce mi usciva sconfitta e triste.
“Ti odiavo...ma solo perché ti desideravo troppo...”

 Ho ragione mi amava! Ha resistito per me!
Doveva capire, che sapevo, che avevo completa fiducia in lui.

Alzai il viso verso i suoi occhi, non era possibile, stavo sognando, continuava a fissarmi con amore, a fidarsi.
Ma non avevo finito.
La visione di Alice, squarciò la mia mente.
“Io non so ancora se riuscirò a trattenermi...”
Il mio sguardo tradiva il terrore al solo pensiero.


“Sono qui! Edward! Mi fido di te!”
Era il mio cuore che parlava, e lui doveva ascoltare,  mi avvicinai ancora di più al suo viso, sorreggendomi ai rami dell’albero, la sua tristezza mi feriva, dovevo lenirla con il mio sguardo d’amore, speravo di riuscirci.

La fissai, il suo sguardo era sereno, pieno d’amore, sembrava irreale.
 Doveva essere, irreale!
La speranza si impadronì di me.
  Dovevo cacciarla!
 Io non potevo leggerle il pensiero, potevo solo interpretare i suoi sguardi, che solitamente non mi mentivano.
Ma era troppo assurdo e surreale il suo comportamento davanti alle mie confessioni.
Dovevo chiederle cosa pensava davvero.
 Se...aveva paura  
Doveva averne in qualche modo.
Il pensiero che la sua risposta potesse allontanarla da me, mi fu intollerabile.
Mi spostai, il suo respiro sul mio viso era fuoco, in tutti i sensi, non riuscivo più a ragionare.

Scomparve di nuovo,  per riapparire poco lontano fra due rocce grigie che formavano una nicchia, mi precipitai da lui.
  Non doveva allontanarsi, da me!
Avevo il terrore che tutta quell’angoscia che provava per se stesso, i sensi di colpa nei miei confronti, lo facessero sparire dalla mia vista, lo facessero  rinunciare a me, questo mi era intollerabile.

Lei mi aveva seguito, ansante,  ora  mi era di fronte, presi coraggio, i miei occhi imprigionati nei suoi, appoggiai le mani alla roccia circondandola con le mie braccia.
Il cuore le batteva impazzito nel petto, la bocca socchiusa per respirare, come volevo baciarla!
“Non posso leggerti...mi devi dire ciò che pensi”



Lui non si era mosso, aveva lasciato che lo raggiungessi, eravamo uno di fronte all’altro, intorno a noi, la nicchia di roccia.
Mi aveva circondato con le sue braccia, imprigionandomi contro la pietra, catturando il mio sguardo, non capivo più nulla, non respiravo.
Non potei che essere sincera.
“Adesso...ho paura”
Ma non mi lasciò finire, già le sue mani, improvvisamente esitanti, lasciavano la roccia e, come annientato, si scostava da me. 
Poggiava la schiena sulla fredda parete, come se improvvisamente avesse rinunciato davanti all’evidenza del mio ribrezzo per lui, scuoteva la testa, gli occhi bassi e disperati.
 Accidenti a lui! Non aveva capito nulla e, l’avrei perso! , Ripresi fiato decisa a continuare.
 Doveva ascoltarmi
 Mi avvicinai io adesso, tanto da sfiorargli il viso col mio.
Lo costrinsi ad alzare il mento e a guardarmi, doveva leggere nei miei occhi, che quella era la sola verità.

Ecco da quelle labbra ansanti erano usciti i miei peggiori incubi, era quello che volevo, era normale, ma all’improvviso, non ebbi la forza di sopportare, il dolore fisico e mentale.
Mi scostai da lei sconfitto, un peso enorme che mi schiacciava e mi faceva barcollare.
Ma lei mi si era già riavvicinata, mi costrinse a guardarla.
I nostri visi erano a pochi millimetri, ero in trance, tutti i sensi anestetizzati dal troppo dolore.
La fissai e mi persi nel profondo scuro dei suoi occhi sinceri e pieni d’amore.
 Aveva vinto   
Ormai le credevo, voleva solo stare con me.
Il resto non contava.
C’eravamo solo noi e basta.
Le restituii lo sguardo d’amore, doveva capire che era lo stesso per me.

“Non ho paura di te...ho solo paura di perderti...sento che scomparirai…”
Avevo dato voce, alla mia peggior paura, e adesso lo fissavo, per capire se aveva finalmente compreso che l’amavo al di sopra di tutto.
E lui, con il più appassionato degli sguardi, me lo stava confermando, c’eravamo solo noi due al mondo.
Rimanemmo sospesi dal mondo e dal tempo fino a quando lui non parlò
Il viso finalmente sereno, lo sguardo felice come non lo avevo mai visto, mi regalò uno dei suoi magici mezzi sorrisi.

Mi resi conto, che ero vissuto solo aspettando che lei nascesse.
“Non sai quanto ti ho aspettata...”

Quelle parole erano miele, luce, conforto, anche io aspettavo da una vita di sentirle.
 Non smettere! Parla...parla!

Ora era tempo di essere libero di esprimere il mio amore senza barriere, senza segreti, ero veramente in paradiso.
Guardai la fonte di tanta felicità, e le parole mi nacquero dal cuore.
“E così...il leone si innamorò dell’agnello[2]...”

 Che magnifico Leone...Il mio! Non ci credo...è troppo bello per essere vero
Lo guardavo estasiata, tesa, volevo toccarlo sentire che era reale, e poi lui mi lesse nel pensiero.


Improvvisamente cedetti alla passione che mi invadeva e, la toccai.
Passai il palmo esitante sulla pelle del suo collo, semiscoperto dal colletto della sua camicetta.
Il contatto mi bruciò la mano e la gola come al solito, amavo quella sensazione mi diceva che lei era con me.
Non staccai la mano
“…Che Leone pazzo e masochista...[3]

Il suo tocco era gelato, ma era fuoco sulla mia pelle, ansimavo. Scariche elettriche mi percorrevano, lasciandomi ogni volta spossata, svuotata, fino alla successiva.
le sue parole erano musica che si librava nel cielo della foresta, gli feci eco come se parlassimo con una sola mente.
Che agnello stupido...[4]
Non sapevamo, nemmeno noi, quanto tempo fosse passato da quando avevamo lasciato il parcheggio della scuola, non importava a nessuno dei due.
Eravamo in un mondo magico fatto apposta per noi e il resto era fuori.
In silenzio Edward mi aveva preso la mano, portandomi in una bellissima radura poco distante, punteggiata di fiori di campo.
Gli alberi che la circondavano disegnavano ombre lunghe, e ogni tanto filtrava il sole.
Arrivati al centro, Edward si sdraiò supino, rivolto verso di me, feci altrettanto.
Avevamo gli occhi imprigionati dai rispettivi sguardi.
L’erba era asciutta, e non sentivo freddo, non avrei potuto con il calore che saliva nel corpo e nella testa.
Un raggiò di sole illuminò per un attimo il volto iridescente di Edward,  lui sorrise, gli occhi nei miei, io feci altrettanto.
Lui respirava a fondo come assaporando il mio odore, ma aveva l’espressione serena.

Avevo condotto Bella alla mia radura, un posto che avevo scoperto mesi prima, quasi irreale, una distesa di erba e fiori protetta dalla foresta.
Mi piaceva andarci nelle giornate di sole, dopo la caccia.
Tutto mi sembrava naturale con lei, come se fossi stato creato per quello.
Prenderla per mano e assaporare il tormento, e l’estasi, del suo tocco.
Invitarla a sdraiarsi vicino a me nell’erba fiorita.
Imprigionare i suoi occhi nei miei. 
Sorridere  insieme, quando un raggio di sole colpiva la mia pelle, facendola scintillare.
Non riuscivo ad abituarmi all’ammirazione del suo sguardo.
Avevo sempre creduto che quel bagliore fosse orribile per un umano, il segno della nostra mostruosità.
Erano tante le cose su cui mi sbagliavo.
Volevo conoscere tutto di lei.
“ Bella? Qual è il tuo colore preferito?”

Come era dolce la sua voce, avrei voluto ascoltarla per ore, rimirai la fonte della mia risposta, aveva uno sguardo magico.
“L’ambra,  ma se me lo avessi chiesto il primo giorno, ti avrei detto l’onice”
Non mi vergognavo più di esprimere tutti i miei sentimenti, le parole uscivano naturali, come se fossi nata per fargli capire quanto era importante per me.

“Ah! Un piccolo agnellino adulatore! E temerario!”
“Hai capito, perché cambiano colore?”
Era così tenera e dolce.
 Irresistibile!  
Volevo morderla, ma per mangiarmela di baci.

“Si, quando un uomo ha fame è nervoso, l’ho notato con Charlie, e tu non fai eccezione!”
Ridevo divertita della sua faccia buffissima di finta sorpresa, voleva prendermi in giro.

 Che liberazione, poter parlare così con lei! 
Non ero più il vampiro, colpevole e angosciato.
Ero “Ed” il ragazzo innamorato, che stava scoprendo il mondo insieme a lei.

 Non resistevo, dovevo toccarlo era più forte di me!
Ma mi costrinsi a stare buona forse gli potevo causare fastidio.
“Edward scusa... posso?...”

Allungò la sua mano per prendere la mia, esitava.
“Devi!” Ordinai in estasi.

Posso! Anzi lui vuole che lo faccia!
 Tremante protesi il braccio.

Le sorrisi ironico, ma il calore già affluiva dalle gambe, inspirai il suo delizioso profumo, il dolore mi ricordò che era reale e insieme a me.
 Bene  
Avevo bisogno di accertarmi, che non sarebbe sparita come un miraggio, tanto era bella.
Lei mi prese la mano e se la portò alla guancia, in un gesto lento e misurato, appena toccai la sua pelle ebbi le solite scosse, ma le ignorai, mossi le dita lievemente esplorando l’orecchio, le ciocche castane che lo incorniciavano, disegnai il contorno del sopracciglio e poi le strinsi il naso in un pizzico affettuoso.
“Il tuo musetto buffo... Tira coccole! Piccola incantatrice!” Amavo giocare con lei.
“Adesso vieni qui!”
In un rapidissimo movimento, mi ero messo seduto e avevo adagiato lei sul mio petto, la nuca nell’incavo della mia spalla, le cingevo le spalle abbracciandola e baciandole i capelli.


Da quando avevo portato la sua mano sul mio viso, la nostra radura era esplosa in un tripudio di strani colori, come in trance avevo lasciato che mi carezzasse.
Poi mi aveva pizzicato scherzosamente il naso, la sua voce era dolce, e in un attimo ero fra le sue braccia, la mia schiena contro di lui.
Mi cullava e baciava i capelli inspirando il loro profumo,  improvvisamente ebbi paura che stesse male nel tentativo di controllarsi.
“ma...non annusarmi! Non ti fa bene!”
Lui scoppiò a ridere! Ero allibita!

“Bella, ti preoccupi per me?! Sei proprio fatta al contrario!  Resistere al tuo odore ormai fa parte di me, significa che tu ci sei, è una gioia!”
Era esattamente così, la mia ninfa dei boschi, incantatrice e tormentatrice, si preoccupava per me, mi amava, e io amavo lei.

Prese la mia mano e se la portò alla bocca, baciandone lentamente il palmo e inspirando profondamente, scariche di ghiaccio bollente mi percorsero l’intero braccio.


“Più ti sto vicino, e più mi rendo conto, che è sempre più facile!”
Le rimisi la mano in grembo ma senza lasciarla la strinsi nella mia.

Non volevo che me la lasciasse più quella mano! Avrei vissuto ammanettata a lui se avessi potuto.
Sospirai, mi cadde l’occhio sul costosissimo orologio di Edward.
 Cosa?! Le 12.00!
Balzai in piedi, lui mi sostenne sennò sarei finita per cadere invece di alzarmi, e lui fece lo stesso.
“Dobbiamo tornare! Dirò a Charlie che non sono andata a scuola perché avevo mal di testa.
Ma devo essere a casa prima che torni per il pranzo!”
Ero in panico, non volevo che mio padre mi scoprisse, se fossi stata messa in punizione non avrei potuto vederlo per giorni!

“Se vuoi ti accompagno, saremo più veloci che con il pickup!”

 “Saremo”! Che suono meraviglioso! 
“Tu mi vuoi accompagnare?”

“Io non ti lascio, punto.” Era fuori discussione separarmi da lei in quel momento.


Mi scioglievo come miele, ma dovevo ragionare.
“Edward ti prego! Se fai così non ragiono! No, devo tornare col pickup perché papà deve trovarlo sul vialetto, sennò la scusa del mal di testa non regge”.

Era magnifica mentre si sforzava di trovare una soluzione.
“Se ti porto io a casa tua per il bosco, siamo lì in 5 minuti”
“Mi dai le chiavi del pick-up, e in...diciamo 10 minuti, se quella ferraglia si muove, te lo riporto.
E’ meglio che nel parcheggio non ti vedano se devi risultare malata”
 Com’è divertente aiutarla, fare le cose per lei...
Mi sentivo leggero, al settimo cielo.

Ridacchiava.
 Mi prende in giro!
“Okay 12:15 dovremmo farcela, ma sei sicuro di...”

Non l’ascoltavo più, in una frazione di secondo l’avevo già issata sulla schiena e correvo sereno in mezzo agli alberi, consapevole solo del suo corpo caldo sopra di me, ero felice.

Stavo ancora credendo di parlare, e invece già sfrecciavo per la foresta, era una sensazione stranissima e magnifica, sentivo l’aria graffiarmi il viso, e gli alberi sfilavano minacciosi intorno a me.
Stranamente non avevo paura, era sempre così con lui. L’infinito senso di protezione che emanava mi invase, affondai il viso nel suo giaccone, e lo baciai, rallentò un attimo, mi carezzò una caviglia, e poi eravamo a casa.

Che avevo fatto nella mia vita immortale per meritare tanto, non lo sapevo.
Nei tempi stabiliti parcheggiai il pick-up sul vialetto, quel coso assurdo stava rischiando di farmi ritardare per quanto era lento, non sapevo proprio come faceva a guidarlo.
Potevo sentirla sotto la doccia canticchiava felice.
Le avevo detto che sarei andato a casa a cambiarmi, e poi la sera ci saremmo visti.
In realtà sarei salito in camera sua appena il padre fosse tornato al lavoro.
Tornai a casa.
 A ...casa 
Ormai quel concetto era cambiato, adesso la mia casa era solo dove c’era lei.

Sotto la doccia fresca cercai di riprendermi.
 Era successo veramente?
 Si! Gridava il mio cuore
 E presi a canticchiare allegramente.
Mi infilai il pigiama, per essere più credibile, e preparai il pranzo a Charlie, sgranocchiai uno snack, avevo lo stomaco chiuso.
Lui tornò alle 14.00 puntualissimo, e io ero già sul divano con il plaid sulle gambe e una tazza di tisana in mano.
“Papà?”
Lui entrò in salotto sorpreso.
“Come mai sei qui? Stai male?!” Era preoccupato non era da me saltare la scuola.
“Accidenti Bella! Quante volte ti devo dire di chiamarmi se non ti senti bene!”
Mi si era messo davanti e già aveva la mano sulla mia fronte.
Scossi la testa e mi allontanai
“Papà! Non fare così! Stanotte ho dormito male, e mi sono svegliata con un gran mal di testa!”
“Non era il caso di avvertirti”
“Ho preso due aspirine, e ora sto un po’ meglio”
Lui parve dubbioso.
“Sei sicura Bella?, guarda che posso chiamare il dottor Cullen...”
 Si, ci mancava!
“Papà!” Esclamai protestando.
“Okay, okay...ma vai a stenderti a letto, il divano è scomodo, e quella coperta troppo leggera!”
“okay!” Mi spiaceva ingannarlo, ma la verità non potevo dirla.
“Il pranzo è pronto! io ho già mangiato!” gli dissi mentre entrava in cucina.
“Bella! Sei impossibile! Se stavi male potevi evitare! Lo facevo da solo come tutti i giorni!”
Non risposi e salii in camera, sdraiata sul mio letto pensavo a lui, al suo tocco di ghiaccio sulla mia caviglia mentre correva.  cosa avevo fatto per essere tanto fortunata?!
E sospirando il suo nome mi addormentai.

Appena entrato in casa Alice mi danzò davanti
“Ed, hai marinato la scuola! Cattivo!”
 So tutto! Vi ho visti, e, siete un amore!
 Ora ci credi che avevo ragione?!
“Si, scusa Alice...”
Mi tirò un orecchio e sparì, riapparve un secondo dopo sdraiata su un ramo dell’albero davanti alle finestre della sala, gli occhi chiusi e un sorriso.
Emmett mi si parò davanti.
“Ed!  fratellino! Ma che caspita di fine hai fatto?! Rose non si reggeva! Sai che odia non avere tutto sotto controllo!”
“Trekking” ridevo divertito.
 Si, adesso amoreggiare si chiama trekking!
Lo presi per il braccio e lo feci roteare in aria, ricadde sul pavimento ridendo.
“Fatti gli affari tuoi! Spione!” Giocavo.
Lui riapparve in piedi e mi batté sulle spalle.
“Adesso iniziano i veri guai! Sarai per sempre un tappetino sbattuto dal suo umore, lo sai… si?!”
“Ma sarà cosi bello fare pace...” mi strizzò l’occhio.
“Emmett!” Tentai di prenderlo, ma stavolta se lo aspettava e mi atterò sul divano.
 Senti Ed, sul serio...hai pensato a...come...?  
era strano vederlo così imbarazzato, non era da lui, era preoccupato per me e Bella.
“Non lo so proprio, ho il terrore di farle del male perdendo il controllo, non tanto per la sete, ma...”
Non riuscivo a proseguire.
 Ho capito Ed, sono sicuro che ce la farete a trovare una soluzione
 Anzi potrei darti qualche...consiglio, lo vuoi?
Rideva di gusto
“No! Don Giovanni da strapazzo!” gli sferrai un pugno sul naso, era come una carezza per lui.
“Non sai che ti perdi ragazzino! A che servono i fratelli maggiori sennò?!”
Me ne andai che rideva ancora.
 Ed, Tesoro, sei rientrato! Vieni subito a baciarmi prima di riuscire, è un ordine!
Mi diressi nello studio di Esme, era intenta a scegliere i nuovi tessuti per la cucina, inutilizzata.
Aveva una predilezione per l’arredo.
“Ciao mamma” la baciai su una guancia.
“Bene!”
 Allora quando mi fai conoscere Isabella?
“Calma...”
“Sciocchezze! Alice dice che lei ti ama quanto la ami tu. Quindi è in gamba e, so che sarà come una figlia per me.
C’è solo da stabilire il giorno!”
Parlava in tono dolce, ma fermo.
“Okay, dammi tempo gliene parlerò...”
“Ottimo! Adesso va da lei! Stai fremendo, lo sento”
Mi diede un buffetto sulla guancia, e sparì riapparendo sul divanetto, intenta a sfogliare un catalogo.
Mi affrettai a cambiarmi, aveva ragione fremevo per tornare da lei.

“Bella? Tesoro, io torno al lavoro come ti senti?”
La voce di papà che mi giungeva in lontananza mi ridestò.
“Bene Papà! Vai pure! Io mi riposo ancora un po’, poi chiamo mamma”
“Okay, non farò tardi, non cucinare! Ci prendiamo una pizza!”
Caro papà, mi voleva viziare.
“Okay!”
“Ciao! Tesoro!”
“Ciao papà!”
All’improvviso mi ricordai, quella sera dovevo vedere Edward! Come avrei fatto a convincere papà a lasciarmi uscire?! Credeva fossi stanca per il mal di testa…
Forse avrei potuto sgattaiolare fuori quando dormiva, si, avrei fatto così.
Chiamai mia madre.
Rinunciai al cellulare, tanto non lo usava mai, provai al residence dove abitava durante la trasferta di Phil.
“Mamma ciao!”
“Bella amore! Come stai?”
 “Bene tutto okay”
“Tu? Ti posso chiamare al cell se hai da fare...”
“Figurati...non ho perso il caricabatteria, è scappato!
 La tecnologia mi repelle proprio!” rise divertita.
“Mi...manchi sai...” amavo la sua allegria.
“Oh! Tesoro lo so! Sai… forse potremmo stabilirci qui! Phil ha avuto una buona offerta, così potresti tornare da me.”
 No! La mia vita era a Forks con Edward!
“Mamma a me piace Forks!”
“Cosa?! Aspetta...hai forse conosciuto un ragazzo?”
“Dimmi di lui!! È carino? E’ atletico? E… Bella! Sta...attenta!”

Decisi che era ora di interromperla, la osservavo da un po’ dietro le sue spalle, mi materializzai al suo fianco sul letto.

 Edward! Il suo viso era ad un cm dal mio!
“Mamma ciao! Ti devo lasciare!”
E attaccai immediatamente.
“Come hai fatto ad entrare?”
Sbattevo le palpebre decidendo se fosse una visione o la realtà, tanto era bello.

“Dalla finestra”
Com’era dolce lì seduta sul letto, il cuscino in grembo, e il pigiama stropicciato.

“L’hai fatto molte volte?”
 Adesso capivo perché al mattino sentivo sempre il suo profumo, non era un allucinazione!

“Dal giorno dell’incidente, tutte le notti, adoro vederti dormire, è una cosa che mi affascina molto”
 E sentirti chiamare il mio nome, per non parlare di quando mi baci nel sonno!
Le sorrisi a metà fra l’ironico e l’affascinato.

Non staccavo gli occhi dalla sua bocca le sue parole mi avevano ipnotizzato.
Era strano, ma mi sembrava, di averlo già baciato, qui sul mio letto, una di quelle notti.
 che non fosse stato solo un sogno?!

Era irresistibile alla luce fioca della lampada.
Fuori era quasi buio, la voglia pazzesca di ripetere l’esperienza del bacio mentre dormiva mi invase, e non resistetti.
“Voglio fare una prova, ma devi restare immobile...”
Le presi il volto fra le mani e lentamente avvicinai le sue labbra alle mie, fuoco e dolore liquido mi invasero peggio della prima volta, ma non era nulla, volevo continuare.
“Ferma... stai ferma...” sussurravo, la voce arrochita.
Le baciai le labbra ripetutamente, fino a quando non le schiuse.
Allora preso dalla frenesia cominciai a stuzzicarle il labbro inferiore, le mie mani le carezzavano i capelli e il collo, e accadde tutto in un attimo.


Mi stava baciando lentamente, e quando mi tormentò dolcemente, impazzii, presi il suo capo, e lo attirai, non smettevo di baciargli il volto, di affondare le dita nella sua nuca sentendo la sua chioma di seta ramata carezzarmi.
Istintivamente mi lasciai cadere all’indietro e lo tirai sopra di me.
Lui mi tormentava la schiena, e mi mangiava il volto con le sue labbra gelide che mi facevano un effetto paradisiaco.

Bella cominciò a baciarmi con bramosia, si arcuò indietro fino a trascinarmi sopra di lei, io ero impazzito, non smettevo di carezzarla, di esplorare con le labbra il suo viso.
Ondate di fuoco e dolore per la sete si alternavano, ma erano nulla in confronto alla passione.
Cominciai a muovermi, sempre più bramoso di stringerla, di toccarla, di soffocarla di baci.
 Soffocarla!
Ero sopra di lei, e mi muovevo incontrollatamente, l’avrei potuta uccidere senza rendermene conto!
“NOO!”
In un secondo ero volato  indietro attraverso la stanza, sbattendo alla parete come quella notte.

Edward si era staccato da me! Ero rossa in viso, ansimavo,
Lui mi guardava con una maschera d’angoscia e colpa.

L’espressione delusa e spaventata, ancora semisdraiata sul letto, lei era lì che mi fissava.
“Non posso mai...perdere il controllo con te”
 Come potevo? Come potevo amarla?
Stavo impazzendo.

“Almeno tu...ci riesci!”
  Io il controllo l’avevo perso da un pezzo
Si mosse verso la finestra
“No! Non andare...resta con me”
Non avrei resistito senza di lui, era un bisogno istintivo la sua presenza, per me.

Volevo solo scostarmi da lei per riprendere fiato, non l’avrei mai lasciata sola.
Lei si sdraiò sul letto, e io mi misi accanto a lei, un braccio attorno alle sue spalle, mi appoggiò il viso sul petto.
“Sei sicura di non avere freddo, se sto vicino a te, la mia pelle...”
“Stupido! Ancora con queste storie! Mi ricordo la tua espressione in macchina! Credevi che mi desse fastidio!”
“Ma hai detto...”
“Che odio il freddo! Si era vero, ma ora non più!”
“Amo il tuo tocco di ghiaccio bollente sulla pelle, e te l’avrei detto anche in macchina, ma poi ci hanno distratti... ”
 Allora, il lampo nei sui occhi era vero!
“Ghiaccio bollente?”

“Si, appena mi tocchi mi lasci scie di fuoco, forse è un altro tuo potere, sputi fuoco?”
Lo guardai con occhi maliziosi.

“Piccola peste!” le carezzai una guancia e divenne rossa, la gola bruciò ma il fuoco era dolce per me.
“Mmmh forse hai ragione, sono meglio del solarium, per te” risi sommessamente.

“Io invece che effetto ti faccio? Be’, insomma, il mio tocco”
Ero curiosa di scoprire che tipo di effetto esercitassi su di lui, se fosse simile a quello che faceva a me.
Imprigionò la mia mano sulla sua guancia girando la testa.

“Scariche elettriche, e calore che sale dal basso”
Descrissi semplicemente le cose che provavo in quell’istante.

“Ma è normale per te provare calore?” Riecco la fitta di preoccupazione per lui.

“Non c’è più niente di normale per me da quando ci sei tu, ed è magnifico, e...”
Le avevo preso il viso fra le mani e le stavo baciando la punta del naso.
“Terribile”

“Terribile?!”
 Ecco gli faccio del male! E soffre il mio tocco…

Mi fissò spaventata.
“Sciocchina! E’ solo perché ho il terrore di farti del male senza volere...io non so resisterti.”

“E tu non farlo!” mi fidavo ciecamente di lui.
“Bella! Devi capire che potrei ferirti o peggio!”
“Stupido! Io so che non mi faresti mai del male, lo sento!!”
“Anche per sbaglio! Potrebbe succedere!”
Battibeccavamo, i visi a pochi centimetri, gli occhi l’uno nell’altro, nessuno dei due avrebbe ceduto.
Decisi di finire il diverbio. Attirai il viso di Edward, e gli morsi un orecchio incessantemente scompigliandogli i capelli, fino a che non lo sentii fremere, lo staccai da me e gli dissi trionfante.
“Vedi, sei tu in mio potere! Quindi sono io la più forte! Non potrai mai ferirmi!”
 Fosse stato vero! 
La verità era che io ero completamente in suo potere, poteva distruggermi lasciandomi, per il resto sentivo che ero al sicuro.

 Era pazza! Però su una cosa aveva ragione, era irresistibile
Il desiderio mi aveva invaso  fortissimo e prepotente e aveva imbrigliato la sete, ma non potevo rischiare.
“Bella non giocare col fuoco! Che ti bruci!”
La feci scendere da letto.
“Ora vai, sta arrivando tuo padre con le pizze, fila a mangiare! Io ti aspetto qui!”
La spinsi dolcemente verso la porta, e in un attimo ero sul letto sdraiato, le braccia sotto la testa che la guardavo divertito.

Sbattei le palpebre, non riuscivo a capire come eravamo arrivati dal mio bacio sull’orecchio, alle pizze di Charlie, e soprattutto:  che ci facevo in piedi sulla porta? Io volevo tornare sul letto con Edward! 
 Feci per indietreggiare, ma sentii mio padre di sotto.
“Bella, sei su? Scendi che ti ho portato la pizza!” Il tono era allegro.
“Vengo papà, un minuto!”
Mi girai di scatto verso Edward.
“Tu, resta lì immobile! Mangio e torno!”

“A gli ordini Madame!” Ridevo beato.
Lei corse giù dal padre.
 ... Spero che abbia fame...mangia sempre così poco!
I pensieri di Charlie erano sempre per la figlia, comprendevo benissimo le sue preoccupazioni.
Potevo sentirli gustare la pizza con aria rilassata, avvertivo distintamente ogni più piccolo rumore, potevo prevedere ogni loro gesto, mi rilassai e immaginai di stare li con loro.
Decisi di presentarmi a suo padre appena potevo, volevo fare le cose per bene, volevo far parte della sua vita nel modo giusto.

Mangiai con gusto, ero euforica, non smettevo di sorridere, chiedevo a Charlie del lavoro.
Gli dissi della telefonata alla mamma, alla fine sparecchiai tutto, e annunciai che sarei andata a fare un po’di compiti perché il pomeriggio avevo dormito, e non avevo sonno.
Lui mi guardò insospettito.
“Non me la racconti giusta...Bella, sei troppo  eccitata”

I suoi pensieri erano nitidi
 C’è sotto qualcosa...ma cosa? Sembra euforica...è innamorata?...ma no! E’ ancora una bambina!
Charlie la conosceva bene, ma non era obiettivo, quella bambina, era in realtà la donna più affascinante che esisteva.
Il solito calore mi invase.

“Ma va! Sono contenta del pizza party!” Strizzai l’occhio a mio padre, e uscii svelta dalla cucina cercando di non correre mentre salivo le scale, il cuore che già rimbombava nel petto.

Lei stava arrivando, sorrisi e mi preparai ad accoglierla.

Era rimasto lì, come lo avevo lasciato era inverosimilmente bello sdraiato indolentemente sul mio letto: il colletto della camicia aperto, il golf e i jeans in tinta.
Le sue lunghe gambe superavano il bordo, e i suoi piedi fasciati in eleganti stivaletti sportivi, erano incrociati e appoggiati alla spalliera in legno.
Corsi ad abbracciarlo, volevo sentire se era vero.

Bella aveva spalancato  la porta e si era gettata fra le mie braccia, la mia gola bruciava come l’inferno ero di nuovo in paradiso, era con me.
Restammo abbracciati tutta la notte, quando Bella si addormentò mi sistemai in modo da non causarle freddo.
Non potevo ancora credere di essere lì, e poterla amare.
Ricordai la prima visione di Alice, si era avverata.
Alle altre due non volevo più pensare, potevo sentire fisicamente la forza del nostro sentimento reciproco.
E sapevo che questo ci avrebbe condotti ad un futuro diverso. Dovevo solo fare attenzione a non commettere errori, a non perdere il controllo.

Mi svegliai all’alba, lui era lì con me, appena aprii gli occhi si chinò a baciarmi, e le sue labbra gelide mi svegliarono del tutto, in tutti i sensi.
Mi strinsi a lui, e mugugnai, non volevo se ne andasse.

“Dai...devo andare a cambiarmi, ti passo a prendere con la macchina dopo, da oggi si va a scuola insieme!”
Non intendevo farla andare più sola.
Era ora di mettere in chiaro le cose, in quella scuola piena di ragazzi, dagli ormoni impazziti per lei.
Adesso era solo mia.

Sospirai
“Okay...” Non se n’era neanche andato, ed ero già triste.

“A dopo amore mio”
Le baciai il naso ed ero già fuori a correre per il bosco, leggero come un soffio fra gli alberi.

Non mi ero ancora abituata a veder sparire Edward in un soffio, ero li che ancora sentivo il suo bacio e lui già era sparito, le sue dolcissime parole risuonavano nelle mie orecchie.
 Amore mio...Amore mio. Era meraviglioso! Era mio!
Mi alzai era prestissimo, e sfruttai il tempo per scegliere con cura i vestiti e prepararmi.
Non avevo un guardaroba fornitissimo, tutt’altro.
Amavo lo stile casual e pratico, ma non molto lo shopping, quindi avevo una scelta limitata, ma curai particolarmente l’abbinamento, e il trucco, sempre leggero.
Alla fine il risultato mi piacque.
la camicetta blu esaltava la carnagione chiara il busto snello, e metteva in risalto il seno, i jeans mi fasciavano come una seconda pelle.
Scelsi un golfino da portare sulle spalle, e optai per dei stivaletti da cowboy blu in cuoio con un minimo di tacco, era largo e ci avrei camminato facilmente.
Sentivo papà che si preparava per il lavoro e usciva, fra poco sarebbe arrivato Edward.

Appena ero entrato in casa, i pensieri di tutti mi avevano assalito, traboccavano di melassa.
 mi sarebbe venuto il diabete, se fossi stato umano!
 Sorrisi ironico fra me, infondo avevano ragione.
Ormai, la mia storia d’amore, era l’argomento del giorno.
C’erano anche alcuni pensieri infastiditi e preoccupati, ma mi ero già chiarito con Rose, e alla fine si sarebbe dovuta arrendere all’evidenza dei fatti.
Mi cambiai con cura, volevo essere perfetto per lei, e, volevo anche intimidire, chiunque avesse osato pensare di competere con me per la mia ragazza.
Sapevo di non averne bisogno, ma questi sentimenti nascevano in modo strano, come se fossero l’eco della mia natura di ragazzo umano, che era stata risvegliata.
Non potevo farci niente, mi ero trasformato in un ragazzo vampiro alle prese con il primo amore.
Trovai la volvo, lucida e perfetta, parcheggiata nel garage.
Alice mi aveva anticipato.
Arrivai in pochi minuti, fermai l’auto nel vialetto, scesi, e suonai il clacson.

Sdraiata sul letto fissavo il soffitto e riflettevo, aspettandolo. Quello che mi era successo il giorno prima era talmente irreale! Credevo di sognare!
Ma...
Di tre cose ero del tutto certa:[5]
Edward era un vampiro.[6]
Una parte di lui, non so quanto importante, aveva sete del mio sangue.[7]
Io ero totalmente e incondizionatamente innamorata di lui.[8]
Sentii il clacson e mi precipitai alla finestra.
Guardai giù, un ragazzo perfetto uscito dalle pagine di una rivista patinata affianco a una macchina da urlo, mi aspettava per portarmi a scuola.
 Era il mio ragazzo, e mi amava  Solo questo contava.


Quando la vidi sulla porta di casa, la sete riesplose, ma era nulla in confronto alla passione e all’ammirazione che provavo, era perfetta.
La camicetta sotto il giacchetto le donava in modo, pericoloso per il mio autocontrollo come i stretti jeans.
Il leggero tacco la rendeva più slanciata, onde scure striate di mogano le incorniciavano le spalle.
 Era la mia ragazza, e mi amava 
Mi sentivo orgoglioso.
Le aprii lo sportello, sfoderando il mio sorriso migliore.
“Prego...Madame”

 Come faceva ad essere così? Irresistibile? Va bene la storia del predatore, ma lo stile era il suo! Accidenti!
 Non avrei mai retto il confronto.
  Era...divino, ed era mio!
 Un moto d’orgoglio femminile mi travolse.
 Questo sogno di ragazzo era mio, e io ero sua!
E fra poco l’avrebbero saputo tutti.
 “Grazie...” Mi sbrigai a sedermi prima che vedesse la mia confusione.
Si mise al volante e scosse il capo.

Bella mi ammaliava, stare vicino a lei vestita così mi stava facendo perdere l’autocontrollo, e già ruggivo al pensiero che lo stesso effetto l’avrebbe fatto a tutti.
“Ragazza! Così non và! Mi toccherà uccidere tutti i maschi della scuola se te ne vai in giro così”
E non stavo usando un eufemismo.

“Senti chi parla! Sei talmente affascinante che farai svenire qualsiasi femmina ti guarderà... faranno a gara per sedurti e io non potrò mai reggere il confronto!” Mugugnai di disappunto.

Ero allibito.
Questa creatura divina, credeva di sfigurare rispetto alle altre!
  Rispetto a me?!  Non c’era ragazza mortale o immortale, che avessi visto in un secolo, che avesse un grammo del suo fascino, della sua bellezza, che fosse magnifica quanto lei!
 Era una pazza! Lo dicevo io!
Le presi il viso fra le mani studiandone ogni linea.
“Che eri pazza lo sapevo, sennò... non staresti con me, ma non credevo fino a questo punto... Bella, tu sei la creatura più magnifica che ho incontrato nella mia lunga vita, e ne ho viste di belle ragazze...”

“Lo immagino!” Risposi secca.

“Zitta sciocchina!  Fammi finire!” La sua gelosia mi divertiva.
“Okay, ma non sei obiettivo, e non capisci! Io sono solo una ragazza...normale...io...”
Apprezzavo la sua modestia, ma non volevo che si sottovalutasse, non era giusto verso se stessa.
 Possibile che non vedesse l’evidenza? Il fascino che esercitava su chiunque!
“Taci ho detto! E ascoltami!” il mio tono era serio e mi obbedì.
“Tu non sai che pensieri aveva ogni ragazzo della scuola, appena ti ha vista il giorno del tuo arrivo!” Strinsi la mascella al ricordo ora estremamente fastidioso.

“Ah!” Ero allibita.

“Bene vedo che capisci, perché non intendo ripeterteli...”
“Quindi sono più che obiettivo! E mi toccherà trattenermi dallo sbranare vivi quei galletti appena ti vedranno e cominceranno a pensare!”.
Il tono ironico era per rassicurarla, ma non scherzavo.
Il suo viso era ancora fra le mie mani, e la baciai delicatamente sulla bocca sussurrando.
“Per le ragazze  che svengono...beh non c’è storia... nessuna regge il confronto,  e se ne accorgeranno subito perché avrò occhi solo per te!”

Sbattei le palpebre più volte,  e cercai di controllare i battiti impazziti del cuore, non riuscivo a credere che tutto questo stesse veramente succedendo a me.
Lasciò il mio viso, accese il motore e in pochi minuti stavamo parcheggiando nel piazzale della scuola.

 Non ci posso credere! Brava Bella!  
Angela ci aveva già visti attraverso l’obiettivo della sua Reflex.
 Cullen! C’e la fatta! Sta con lei!
I pensieri dei ragazzi erano praticamente gli stessi per tutti.
 Ma non è possibile! Come ha fatto?! Cullen l’irraggiungibile!
I pensieri furiosi di Jessica mi fecero scoppiare a ridere.

Erano ancora tutti fuori chiacchieravano, eravamo appena scesi, che Edward rideva, e con la testa mi indicava di guardare verso i miei amici, tutti erano allibiti. Angela rideva con la fotocamera in mano, Erik, Mike, Tyler erano inebetiti, Jessica aveva la bocca aperta: sembrava un buffo pesce che annaspava.

“Stiamo infrangendo tutte le regole...”
Mi sentivo leggero, non avrei dovuto ostentare così il mio rapporto con lei, per prudenza, ma non mi interessava più nulla.

Edward mi cinse le spalle con un braccio in segno di possesso, e attraversammo lentamente il piazzale.
“Ci stanno guardando...tutti” sorridevo con imbarazzo.
“Non quello lì...” 
Mi rispose e indicò un ragazzo distratto a leggere.
Quando gli passammo accanto, si girò anche lui verso di noi.
 “Si adesso anche lui...” 
Edward stava sghignazzando, aumentando la stretta attorno alle mie spalle.

 Cullen e la...ragazza più bella della scuola! Accidenti che fortuna!
 E poi la mia adorabile pazza, non voleva credermi! 
I pensieri delusi dell’intero genere maschile, della scuola, si sovrapponevano nella mia testa.
Li bloccavo, senza analizzarli troppo, non volevo ritrovarmi a ringhiare in mezzo al piazzale.
Gettai un occhiata al parcheggio dietro di noi, Rose stava posteggiando, gli altri erano con lei.
Tutti sorridevano, e mi stuzzicavano con i loro pensieri scherzosi, tranne Rosalie: era furiosa e preoccupata per tutta quella attenzione su di me.
La ignorai.

Edward era andato subito in segreteria, e con uno dei suoi sorrisi assassini, aveva convinto la segretaria a spostare tutte le sue lezioni, in modo che coincidessero con le mie.
A mensa ci sedemmo ad un tavolo da soli, e nessuno ci disturbò, potevo sentire lo sguardo di tutti i presenti fisso su di noi, lui a volte sorrideva fra se, chissà cosa leggeva nei loro pensieri.
Non lasciava mai il mio sguardo, e mi fissava con amore, io guardavo solo lui, e a volte lanciavo occhiate inquiete ai suoi fratelli.
Che non ci guardavano, indifferenti, ma sospettavo fosse una copertura, ogni tanto ero riuscita a cogliere occhiate furtive che si scambiavano con Edward, probabilmente mentalmente parlavano con lui.
Fissai il vassoio, straripava, aveva insistito per occuparsene lui scegliendo una porzione di ogni cosa.
“Non mangerò mai tutto!” mugugnavo

“La metà è la mia!” Le strizzai l’occhio.

“Tu mangi?” volevo prenderlo in giro.

“Ma certo!” Stetti al gioco,  presi un trancio di pizza e gli diedi un morso, masticai in fretta e deglutii, un senso di nausea mi invase, ma feci finta di nulla, e le sorrisi.
“Ma...allora puoi mangiare!” Mi guardava sorpresa e sospettosa.
“Al mio corpo non serve mangiare, o bere altro tipo di liquidi, e quindi istintivamente mi disgusta il cibo, ma posso resistere”

“Be’... a me la pizza piace!” Mi avvicinai alla sua mano e diedi un morso allo spicchio che teneva ancora stretto, gli lanciai uno sguardo malizioso.

Mi sconcertava la sua spontaneità, e quel gesto complice  mi fece desiderare di condividere tutto con lei.
“Bene! Devi mangiare! Troppo spesso ti ho notata solo spiluccare tristi insalate”

“Mi metterai all’ingrasso, e non ti piacerò più...” scherzavo, ma un filo di paura che accadesse l’avevo.

“Non mi dispiacerebbe, saresti comunque bellissima” immaginai le sue curve, già perfette, ancora più arrotondate, ed ebbi un fremito.

“...Sicuro?” Gli indirizzai uno sguardo scettico

“Più che sicuro!”  mi costrinsi a stare buono, ancora fremevo.

Notai il suo sguardo appassionato, e non ebbi più dubbi.
Il resto delle lezioni passò in un attimo, appena usciti ci dirigemmo a piedi sulla collina come il giorno prima, sembrava passata un eternità.
Appena fummo fuori dalla vista del parcheggio, Edward, con i suoi movimenti invisibili mi mise sulla sua schiena, e corse volando verso la nostra radura.
Ci sedemmo sulle rocce dove ci eravamo detti di amarci, lui guardava un punto davanti a se quando iniziò a parlare.

“E’ bello poter essere me stesso, con te, qui in questo paesaggio irreale”

“Edward,  dove sei nato?”
Volevo sapere di più su di lui, volevo condividere il suo mondo.

“Sono nato a New York”
“Nel  1918 stavo morendo di Spagnola in ospedale, avevo 17 anni,  Carlisle mi salvò trasformandomi. Fu molto doloroso, ma fu più difficile per lui”.
Mi sembrava stranamente naturale parlare con lei, raccontarle la mia esistenza.

“Perché?...non gli bastava solo, mordere?” Ero perplessa.
“Vedi, Bella, quando noi...assaggiamo, del sangue umano, siamo presi da una specie di frenesia, e fermarsi, prima di uccidere, è quasi impossibile”
“Ma lui c’è riuscito...”
“Si, prima con me, e poi con sua moglie Esme”
“Quindi una persona deve essere sul punto di morire per diventare come te?”
“No, è una scelta di Carlisle quella”
Quindi, suo padre, aveva molto rispetto per la vita umana.
A dispetto della sua stessa natura.
“Quindi, tu non... cacci, gli umani, per... rispetto di Carlisle?”
Non credevo fosse, quello, il vero motivo, ma volevo sentirlo da lui.

“No, Bella!, io non... voglio essere un mostro!” Il tono tradiva la mia angoscia, non sopportavo che pensasse a me come a un assassino, la guardai e seppi dal suo sguardo che lo sapeva già, e le dispiaceva avermelo fatto ammettere.

Mi guardò con occhi disperati, e mi pentii immediatamente di averlo in qualche modo ferito con la mia inutile curiosità.

Mi costrinsi ad assumere un tono più leggero, proseguendo, non volevo che si preoccupasse per i miei sentimenti, era un problema mio.
“Io e la mia famiglia ci consideriamo come dei Vegetariani ” sorrisi ironicamente.
“Ma è come nutrirsi di solo Tofu, non sei mai...pienamente soddisfatto”
Assunsi un aria ironica, mentre proseguivo.
“Non sarebbe come bere il tuo sangue...ad esempio”
 Lei mi guardava con una smorfia divertita, cogliendo la mia ironia.

Tesi la mano a Edward per farmi aiutare ad alzarmi, prontamente mi mise in piedi abbracciandomi.
Restammo sospesi lì per un minuto, chissà cosa passava per la sua mente.
 Era pentito di avermi raccontato la sua vita? 

Abbracciato a lei mi sentivo più forte, ero felice di essermi aperto, lei era la mia anima e doveva sapere tutto di me.

“Edward come vorrei poterti leggere nel pensiero...”
“A chi lo dici!”  Le diedi un buffetto sulla guancia.
“Solo tu hai questo potere o anche gli altri?” rabbrividivo di imbarazzo al pensiero che Rosalie, avesse potuto leggere i miei pensieri di invidia per la sua perfetta bellezza.
“Solo io, ma Alice prevede il futuro”
 Prevedeva il futuro? Era assurdo! E poi non era una famiglia di supereroi!
“Scommetto che... mi ha vista arrivare”

Certo che l’aveva vista arrivare, ma io non le avevo creduto.
“Le visioni di Alice non sono sempre attendibili, perché il futuro... può sempre cambiare.”
Lei mi strinse di più a se, e io le baciai lungamente i capelli.
  Come poteva amarmi tanto, essermi così vicina, farmi sentire sempre come fossi la sua unica ragione di vita?  
Nemmeno i miei racconti allucinanti la turbavano, la mia tremenda realtà non la spaventava, sembrava solo bramosa di stare con me, lo gridava ogni suo gesto, ogni suo sguardo, ogni sua parola, e io non potevo fare altro che amarla.

Eravamo li abbracciati da un tempo indefinito, sebbene avesse un corpo freddo mi stringevo a lui avida del suo delizioso profumo, nascondevo il viso nel suo golf,  mi sembrava di essere sospesa in una dimensione solo nostra, e saremmo rimasti così se Edward non avesse preso l’iniziativa.

“Andiamo piccola interrogatrice! Ti riporto a casa”
In un attimo la sistemai sulla schiena, e corsi giù per il pendio. Avevo il cuore più leggero, adesso non c’erano più segreti, lei sapeva tutto.




[1]              Citazione da Twilight di S. Meyer
[2]              Citazione dal libro Twilight di S. Meyer
[3]              Citazione dal libro Twilight di S. Meyer
[4]              Citazione dal libro Twilight di S. Meyer
[5]              Citazione dal libro Twilight di S.Meyer
[6]              Citazione dal libro Twilight di S.Meyer
[7]              Citazione dal libro Twilight di S.Meyer
[8]              Citazione dal libro Twilight di S.Meyer

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