8 ott 2012

Cielo al Crepuscolo di MaraBGo - cap 8

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Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported. Per gli aspetti originali dell'opera quali: stile, trama e aneddoti inediti di fantasia dell'autrice e caratterizzazioni diverse dei personaggi originari di Twilight, il copyright è di Mara B. Gori. 

Per gli aspetti originari dell'opera Twilight di S. Meyer a cui il romanzo ff Cielo al Crepuscolo si ispira quali: nomi propri dei personaggi, caratterizzazione di base dei personaggi, ambientazione, trama di base, il copyright è degli aventi diritto. (Leggi Disclaimer)

Reating:
"Verde"  - "T"

Avvisi:
"IC"
"Missing Moment"

NB: "Team Edward"

Disclaimer:
 Questa è un opera di fantasia.
Ogni riferimento alla realtà è casuale.
La narrazione a doppio punto di vista dei protagonisti, e la loro caratterizzazione personale, rendono la storia un opera di fantasia dell’autrice, che comunque
si basa, sulla saga, e sui personaggi originali, del libro Twilight di S. Meyer.
La trama del racconto, riprende in parte, quella della sceneggiatura originale del film Twilight della Summit Entertainment.
Alcuni frammenti di dialogo, anche se totalmente o parzialmente modificati, sono tratti o ispirati dal doppiaggio italiano, del sopracitato film.
Tutti i diritti di suddette parti, sono loro riservati.
L’autrice si è ispirata alle opere originali, di cui riconosce pienamente i diritti di tutte le parti interessate.
Ogni violazione di questi, è casuale, e non intenzionale.
Alcune parole o frasi o parti di esse, ove richiamassero, agli scritti di S. Meyer, si intendono citazione degli stessi, anche se non esplicitamente evidenziato nella relativa pagina.
Alcune parole o frasi o parti di esse, ove richiamassero, la sceneggiatura originale di Melissa Rosenberg, dei film ispirati alla saga di S. Meyer, si intendono citazione della stessa, anche se non esplicitamente evidenziato nella relativa pagina.

Nota di lettura:
Il pov Bella (rosso), Edward (blu), è separato da una riga vuota, i pensieri diretti sono in corsivo.

LA VERSIONE POSTATA QUI E' UNA BOZZA E NON E' COMPLETAMENTE RI-CORRETTA QUINDI POTREBBERO SUSSISTERE ERRORI DI BATTITURA O REFUSI.
MA E' COMUNQUE LA VERSIONE RIVISTA PIU' RECENTE E CORRETTA DELLA FANFICTION.
La fic è stata scritta fra aprile e maggio 2010 ed è stata la mia prima opera letteraria in assoluto



CAPITOLO 8
hLa Cacciag




Rose e Esme corsero per la foresta verso nord, marcando con l’odore di Bella quanti più alberi possibile, poi Esme segui la scia della femmina,  che si dirigeva in città e andò a proteggere Charlie.
Io Emmett e Carlisle, seguivamo le ragazze un po’ scostati.
In modo da incrociare la mia scia, con quella falsa di Bella, e ingannare l’olfatto del segugio.
Ormai l’alba gettava raggi argentei in mezzo alle fronde degli alberi, una densa foschia lattiginosa avvolgeva i tronchi che incontravamo.
Cercavo di star calmo, ripetendomi che sarebbe andato tutto bene, che lei era al sicuro con Alice, e tolti di mezzo James e Victoria le cose avrebbero ripreso il loro corso, che c’era ancora futuro per me e Bella.
Ma la voce della mia ragione mi gridava il contrario, il mio mondo sarebbe  stato sempre troppo pericoloso per lei.
 ...A meno che 
 Ricordai la visione di Alice, scossi la testa violentemente.
Emmett e Carlisle lo notarono e  si scambiarono uno sguardo preoccupato.
 Ragazzo calma! Andrà tutto bene!  
I loro pensieri erano all’unisono.
Cercai di concentrarmi, e, non pensare.
 Quella non era una soluzione ma una tragedia!

Mi svegliai a tratti, la berlina sfrecciava sicura sulle autostrade, Jasper guidava a ritmo sostenuto ma non incoscientemente. Sentivo pochissimi scossoni, merito delle potenti sospensioni. Quell’auto, doveva costare una fortuna.
Gettai un occhiata fuori, il deserto dell’Arizona si estendeva ai lati dell’autostrada, con i suoi colori caldi e soffocanti.
Monolitiche rocce facevano da contrappunto alla sporadica vegetazione, colline spoglie e rocciose svettavano ai bordi di gole sferzate dal caldo vento del sud, la polvere creava mulinelli e offuscava a tratti il paesaggio: ero a casa.
Eppure in quel momento mi resi conto che quel paesaggio che fino a pochi mesi prima, amavo e temevo di non rivedere, mi era estraneo.
Il mio mondo adesso era fatto di luce soffusa, grigia, morbida, che prendeva i toni del verde brillante dei prati e degli alberi della foresta.
Non amavo più il caldo soffocante che bruciava, amavo il fresco rassicurante della pelle di Edward, la pioggerellina sottile che gli faceva brillare i capelli ramati, e la luce del crepuscolo che dava alla sua pelle toni lunari.
Amavo Edward e il suo mondo, amavo Forks, la vita tranquilla con Charlie, i ritmi lenti della provincia, il calore della gente che ti fa sentire parte di qualcosa.
Guardai Alice, aveva lo sguardo perso ad ammirare Jasper alla guida.
La mano candida intrecciata a quella forte e vigorosa di lui.
i capelli appena mossi dall’aria del climatizzatore dell’auto.
Come era bella, con il suo caschetto corvino spettinato sapientemente e il nasino impertinente all’insù, gli occhi grandi a mandorla ambrati e leggermente sfumati di nero: forse cominciava ad avere sete.
Arrivammo in un lussuoso hotel di Phoenix, che il sole era già tramontato, momento ideale per non dare nell’occhio.
Alice e Jasper prenotarono una suite e specificarono che non dovevamo essere disturbati e che il servizio pasti, e il ritiro della biancheria, doveva avvenire preavvisando.
Pagarono in anticipo, lasciando quasi la metà della cifra di mancia, la direzione avrebbe fatto qualsiasi cosa per accontentarci, senza fare troppe domande.
Salimmo nell’appartamento, era composto di due stanze doppie, un salotto e due bagni enormi con vasche idromassaggio.
I vetri delle finestre erano a specchio non si poteva vedere dall’esterno.
Una terrazza girava intorno alle camere, arredata con costosi mobili da solarium, piante rigogliose abbellivano il tutto.  Eravamo all’attico e c’era una bella vista sul parco pubblico più grande della città, che attenuava la sensazione di calore dell’esterno.
Andai in camera quasi subito, per rinfrescarmi e cambiarmi. Continuavo a sentire una strana voglia di dormire, un senso di intorpidimento dei sensi, come se fossi anestetizzata, era Jasper sicuramente.
Dopo essermi cambiata tornai a dormire, se volevano così li avrei assecondati.
In fondo perché restare sveglia? Il tempo sarebbe passato prima dormendo, e io non riuscivo a dare un senso alle mie azioni senza Edward, letteralmente, non vivevo senza di lui. Sprofondai nell’oblio voluto da Jasper.

Non so quanto tempo fosse passato da quando correvamo senza fretta verso nord, passando per i monti e le foreste, facendo credere di essere rallentati per via di Bella.
Il segugio ci seguiva circospetto, abbastanza lontano da non farsi vedere, non riuscivo a leggere bene i suoi pensieri, sembrava stesse attento a concentrarsi solo sulle azioni della caccia, sospettai che Laurent, avesse intuito il mio potere, e l’avesse avvisato.
Esme ci aveva riferito che Victoria era stata alla scuola, ma non aveva trovato nulla, e se ne era andata.
Non mi piaceva, perché andare lì? La cosa non quadrava.
Ci eravamo fermati sopravento, in cima ad un dirupo e controllavamo il sentiero appena marcato da Rosalie per avvistare James, infatti, lui comparve, annusò intensamente l’aria, si avvicinò a uno degli alberi che mia sorella aveva sfregato ripetutamente indossando il giubbotto di Bella.
Restò lì per qualche secondo interdetto, poi ruggì furioso e sparì nella direzione opposta alla nostra.
 Aveva capito l’inganno!
Ringhiammo all’unisono, e ci gettammo all’inseguimento, rabbiosi.
Ma aveva troppo vantaggio, era scomparso, e non avevamo idea delle sue intenzioni.
Tornammo alla Jeep correndo al limite delle nostre possibilità, avevamo avvertito Esme di intensificare il controllo su Charlie e la femmina.
Confermò che Victoria era scomparsa, le tracce indicavano che si era diretta a Nord verso il Canada, Charlie era in salvo e stava bene.

Non so che ora fosse quando mi svegliai, Alice mi aveva portato un vassoio con qualcosa da mangiare.
Se fosse per la colazione, o la cena, non avrei saputo dirlo.
La stanza era in penombra, le pesanti tende in velluto tirate, sicuramente era stata la sorella di Edward, per farmi dormire meglio.
Guardai l’ora sul mio telefonino, erano le 14.00.
Quindi era per il pranzo… ma prima dovevo chiamare mia madre o sarebbe morta di preoccupazione.
Non la trovai al cellulare, come al solito, così lasciai un messaggio in segreteria a casa, sicuramente papà l’aveva già avvertita, e stava tornando a Phoenix.
“Mamma non sono a Forks, papà te l’avrà detto a quest’ora, sto benissimo, sono in un motel, per riposarmi prima di rimettermi a guidare, arriverò presto a casa, non preoccuparti! Sono tranquilla ora, ti spiegherò tutto, ti voglio bene!” Adesso ero più serena.
I miei sarebbero morti di paura lo stesso, sapendomi sola in viaggio, ma almeno avevo tentato di tranquillizzarli sul fatto che stavo bene.
Mangiai il panino al prosciutto e formaggio italiano, che Alice aveva ordinato per me e finii la spremuta di arance, e la tazza di caffè.
Entrai in salotto con il vassoio in mano, posandolo sul carrello.
Alice e Jasper erano sul divano, si girarono insieme e mi sorrisero.
“Bella! Ti sei svegliata! Come ti senti? Vedo che hai mangiato! Bene!”
La voce di Alice era squillante e allegra.
Jasper mi guardava con sguardo calmo e sorrideva leggermente teso, ma meno rispetto al giorno in cui ero andata a casa Cullen.
Erano passate solo 48 ore, sembrava un mese prima.
Non feci in tempo a rispondere al sorriso di Alice, che la sua espressione cambiò, lo sguardo divenne vacuo perso in altri luoghi, il viso si fece concentrato.
Jasper si rese conto subito della situazione, piazzò un foglio sul tavolino davanti a lei e le mise una matita in mano.
Lei continuava a guardare davanti a sé, mentre disegnava velocissima sul foglio bianco con l’intestazione dell’albergo.
“Alice, cosa vedi?” Jasper parlava in tono ansioso.
“Specchi, tanti specchi, un salone pieno di specchi!”
Mi avvicinai a lei mentre ancora disegnava.
“Edward mi diceva che le sue visioni, non sono sempre attendibili...” ero in ansia anche io.
Jasper mi rispose subito.
“Lei vede il percorso intrapreso dalle persone mentre lo seguono, se cambiano idea, la visione cambia... credo stia vedendo le intenzioni del Segugio”
Abbassai lo sguardo sul foglio, aveva disegnato una stanza in prospettiva, mi era stranamente familiare.
 Ma si! Sembrava la sala prove di una scuola di ballo!
 “Allora la destinazione di James, potrebbe essere una scuola di ballo?”
Non aveva senso, la mia voce suonava perplessa.
Quattro occhi d’ambra si posarono su di me e mi fissarono.
“Conosci questo posto?!”
“Si, somiglia alla mia vecchia scuola di Ballo, da bambina ci andai per qualche anno”
Tutte e due aggrottarono le sopracciglia preoccupati.
“E la tua scuola di Ballo si trova qui a Phoenix?”
“Si, vicino casa di mia madre...”
Non capivo perché il segugio potesse desiderare di andare là, non c’ero più entrata da una decina di anni! Sicuramente non c’era più traccia del mio odore.
Alice e Jasper si guardarono, in quel momento squillò il telefono di Alice, era Edward.
“Ed, si l’ho visto! Ha cambiato direzione, sta venendo a Phoenix! Nella vecchia scuola di Ballo di Bella.
Calmati Ed! Lei è con noi, siamo lontani da quella parte della città, e sicuramente non può percepirla, ti aspettiamo qui, va bene! Ti passo, Bella ”

Arrivati alla Jeep avevo chiamato Alice per sapere se aveva visto qualcosa, e il mio peggior incubo si era avverato.
 James aveva capito che lei era a sud!
In pochi attimi elaborai una soluzione, doveva funzionare, feci un cenno a Carlisle, che stava ascoltando la conversazione in viva voce, aveva capito e approvava.
“Alice, stiamo venendo lì, porterò via Bella, e poi voi insieme a Emmett e Carlisle aspetterete James alla Scuola di Ballo, per finirlo, Esme resterà a Forks per proteggere Charlie, comunque la femmina è scappata e non credo tornerà, adesso passami Bella”
Mi mancava fisicamente la sua voce, volevo sentirla.

Alice mi passò il cellulare e il mio cuore si fermò sentendo la sua voce, non osavo parlare per non interrompere quel suono che amavo. Quanto mi era mancato!
“Bella, tesoro, non preoccuparti, tornerò da te, e ce ne andremo insieme a nord, intanto i miei fratelli si occuperanno di James. Poi ti riporterò a casa, Charlie sta bene, Esme è da lui, ma non corre più nessun pericolo, aspettami amore, sto arrivando”
“Ti amo” dissi solo quello, era la summa di tutto quello che si agitava in me, ansia, preoccupazione, paura, tutto ruotava intorno a due parole.

“Ti amo” riappesi, eravamo in vista di casa, sapevo che di lì a poco già sarei stato all’aeroporto, con la mente ero già da lei.

Porsi il cellulare ad Alice, avevo il vuoto nel cuore, ero felice che Edward tornasse da me, che fosse in salvo.
Ma non potevo pensare al fatto che i Cullen dovessero affrontare James per colpa mia.
 Sono così impotente!
Decisi di tornare i camera, e concedermi un bagno rilassante, non che ne avessi bisogno, grazie a Jasper le mie sensazioni erano anestetizzate permanentemente.
Dovevo stare sola con me stessa, tentare di riflettere lucidamente su tutta quella assurda situazione, sulla svolta che stava prendendo la mia vita.
Uscita dalla vasca, avevo di nuovo sonno, mi assopii, ancora in accappatoio, stesa sul letto.
Non so quanto tempo passò, ma quando mi svegliai, notai il vassoio sul comodino con una porzione di fettuccine al ragù, accuratamente mantenute in caldo da una scintillante campana argentata.
Una minerale e della frutta fresca, completavano la cena.
Mangiai svogliatamente, e mi rivestii.
Alice entrò nella stanza
“Bella? Hai mangiato? Perfetto! Io e Jasper andiamo di sotto a pagare il conto, e prendiamo la macchina, così dopo andiamo in aeroporto, preparati, ci vediamo nell’atrio”
Era già sparita in un fruscio di seta bianca, era sempre impeccabile e perfetta.
Bene! Avrei visto Edward di lì a poco.
Accesi il cellulare, l’avevo spento perché non avrei saputo cosa rispondere alle telefonate preoccupate dei miei.
Infatti squillò quasi subito e lessi il numero di casa, era mia madre.
Sicuramente era arrivata e aveva sentito il messaggio in segreteria, mi preparai mentalmente una scusa plausibile e risposi, se non l’avessi fatto, sarebbe morta di paura.
Infatti la sua voce mi giunse isterica.
“Bella! Bella!...”
“Mamma calmati! Sto bene!...io...”
Non riuscii a finire la frase, sentii dei sinistri tonfi sordi, come se qualcuno le strappasse la cornetta di mano facendo cadere il telefono, e poi mi arrivò la voce di James: carezzevole, mielosa, terrificantemente  affascinante, come sapeva essere quella del predatore. Era arrivato prima lui.
“Il liceo di Forks non protegge molto la privacy dei suoi studenti, Victoria ha scoperto facilmente il tuo indirizzo precedente...”
“Ma...sorpresa! Invece di trovare te, ho trovato lei!”
“Non la toccare! ” ero isterica, gridavo.
“Calma, ragazza! Non ho sete adesso, o meglio, non ho sete di lei! Tu sai quello che voglio!”
“Me”
 Era chiaro, la mia voce aveva assunto un tono rassegnato, era inevitabile, sapevo quello che dovevo fare.
“Dove ci vediamo?”
“Ma brava! Sei in gamba! hai capito già tutto!...ancora una cosa, non fare la furba! saprò se qualcuno dei tuoi amici è con te, e credo che a quel punto dovrò accontentarmi di lei! Puoi liberarti?”
Calcolai mentalmente quanti minuti erano passati da quando Alice era uscita, potevo seminarli.
“Si”
“ottimo, ci vediamo alla Scuola di Ballo vicino a casa tua, affrettati, la tua preziosa mamma sta diventando nervosa, e io non ho pazienza con il cibo” rise in modo sguaiato e riappese.
Ero sconvolta, ma lucida, sapevo come agire.
Presi con me solo il cellulare e la bomboletta spray datami da Charlie, una precauzione ridicola, ma forse avrebbe potuto far guadagnare qualche secondo per fuggire a mia madre, lei era sempre stata più agile e veloce di me.
Non avevo la certezza che il segugio volesse solo me, ma forse si sarebbe accontentato, fuggendo subito per non essere raggiunto dalla vendetta dei Cullen.
Dovevo crederlo, il mio sacrificio si basava su questo presupposto.
La mia morte avrebbe rimesso a posto le cose.
Niente scontri, niente pericolo per tutti quelli che amavo, Edward in primis.
Una fitta mi percorse il cuore, non l’avrei rivisto più.
Scesi in fretta con l’ascensore, e badai di uscire dalla porta di servizio delle cucine, approfittando della distrazione del personale indaffarato per servire la cena.
Avevo chiamato un taxi dicendo di accostare all’uscita di servizio dell’hotel pregai che quella delle cucine fosse l’unica.
Appena all’aperto vidi il taxi che stava arrivando, lo fermai con la mano.
Mi precipitai dentro, stavo correndo verso il mio destino, in un modo o nell’altro questa storia sarebbe finita.
Arrivai in poche decine di minuti che mi parvero un eternità, quando scesi dalla macchina pagai il taxista.
Era una serata splendida per Phoenix: tiepida, con una leggera brezza e un cielo pieno di stelle.
Sentivo la mente vuota, controllai meccanicamente la bomboletta  e la rimisi in tasca.
Spinsi la porta di ingresso della scuola di Ballo, ovviamente era aperta sebbene fosse tutto spento, lui mi aspettava.

Uscimmo dal Gate degli arrivi e subito riaccesi il cellulare che mi avevano costretto a spegnere, suonò impazzito dai molteplici messaggi ricevuti.
Mi girai di scatto verso gli altri, intanto cercavo Alice fra la folla di passeggeri, vagliai migliaia di pensieri per focalizzare il suo mentre la richiamavo, ma non ce ne fu bisogno.
Alice era là, stava correndo insieme a Jasper cercando di trattenersi dal sparire e riapparire vicino a noi.
I suoi pensieri mi colpirono come una lama rovente, barcollai.
 Ed è scappata! Ha approfittato del momento che l’abbiamo lasciata per andare a saldare il conto 
 Dobbiamo fare presto, James l’ha ingannata, le ha fatto credere che aveva preso sua madre, l’aggredirà alla sala da Ballo! Dobbiamo fare presto!
Alice fece in modo di nascondermi la visione dell’aggressione per non farmi impazzire lì in mezzo a quella folla di persone.
Io ero inebetito.
 Non era possibile! Tutti i miei sforzi per proteggerla, e ora lei era nelle mani di quel sadico segugio!
Non ragionavo più, furia, terrore, ansia, si impadronirono di me. Iniziai a correre, dapprima dovetti farmi largo a spintoni fra la folla stupita, quando finalmente raggiunsi la strada, sparii sui tetti degli edifici, calcolai la posizione della scuola con il gps, e corsi più velocemente possibile attraverso i tetti della città, dovevo arrivare in  tempo.

Procedevo nel buio dei corridoi della scuola lentamente, guardandomi alle spalle.
Non sapevo dove sarebbe comparso James, sicuramente percepiva che ero lì, e giocava con me come il gatto con il topo.
“Bella! Bella!” sentii la voce di mia madre, la stessa intonazione allarmata che aveva al telefono.
 Quel bastardo sicuramente la stava facendo morire di paura!
“Mamma! Mamma! Lasciala bastardo! Sono qui!”
Gridavo con rabbia e terrore, mentre spalancavo le porte della Sala da Ballo disegnata da Alice, la voce veniva da lì.
 “Bella! Bella! Vieni qui! Non farmi arrabbiare! Ti devo riprendere!...
”Ma, mamma! ”
Sbattei gli occhi confusa, la voce di una bimba rispondeva a mia madre.
 Era la mia! Quello era l’audio di un filmino che mi aveva fatto lei al saggio di danza!
Nel buio spettrale della sala, in fondo su un apposito scaffale, brillava la luce di un televisore lcd, usato forse per illustrare i passi di danza agli allievi.
James con aria beffarda, mandava indietro il video, cercando una scena precisa, era appoggiato al muro vicino allo schermo. La posizione rilassata, i piedi incrociati con noncuranza.
“Guarda, è la scena che preferisco!...eri una bimba testarda!”
Lo schermo rimandava la mia immagine a 7 anni fasciata in un candido toutou bianco che guardavo offesa l’obiettivo, le braccia conserte.
“Bella sei stata bravissima!” diceva la voce dolce di Renee fuoricampo.
“Mamma, io non sono brava! Lo dici perché mi vuoi bene!” scandivo io con rabbia.
Ero rimasta ipnotizzata dalla sorpresa, solo in quel momento mi resi conto che lei, non era lì.
 James mi aveva ingannato! 
E io mi ero offerta a lui su un piatto d’argento, senza nemmeno ragionare sul fatto, che in realtà non avevo mai parlato veramente con lei, avevo sentito solo quel richiamo al telefono.
Mi maledii per la mia stupidità.
Ma almeno potevo vendere cara la pelle, o lo speravo, perlomeno.
James mi si stava avvicinando, e io indietreggiai fino alla parete di specchi dietro a me, misi la mano in tasca, il dito sullo spray.
Forse Alice aveva visto le intenzioni di James, dovevo guadagnare tempo facendomi inseguire, era una piccola possibilità, ma comunque non avevo scelta, dovevo tentare.
Calcolai la traiettoria per uscire dalla porta della sala prove.
“Lei non è qui!” Sibilai piena di rabbia per indurlo a parlare.
“No! Casa tua era vuota!
Mi hai creduto così facilmente!
Non immaginavo ci volesse così poco per convincerti!
Ma sai...tentare non nuoce!”
Era beffardo e non sembrava avere particolarmente fretta.
 Bene!
Tirò fuori una videocamera, e io la fissai allibita, era la mia.
Lui notò il mio sguardo, sorrise falsamente costernato e proseguì.
“Scusa! Sai, l’ho presa a casa tua, voglio girare un video del tempo che passiamo insieme...”
Aveva una voce dolce, rassicurante.
Mi si avvicinò con lo schermo rivolto verso il mio viso terrorizzato e rabbioso.
Potevo vedermi riflessa nell’obiettivo alla sinistra luce dei lampioni che proveniva dalle alte vetrate che incorniciavano il soffitto della sala.
La penombra era tetra e soffocante.
“Allora sorridi Bella! Iniziamo lo show! Questo video renderà Edward pazzo di rabbia, e la caccia a lui, sarà interessantissima, molto più di quella patetica farsa che ha messo in piedi per proteggerti!”
Mi si era avvicinato talmente al viso che avevo i suoi occhi all’altezza della mia fronte.
 Era il momento
Se avevo fortuna il peperoncino magari aveva un qualche effetto sui suoi occhi. Tanto da farmi guadagnare quei pochi secondi che mi servivano per uscire da quella stanza.
In uno scatto repentino scaricai l’intera bomboletta nelle sue iridi rosse.
Una smorfia di fastidio lo fece indietreggiare di un passo, mi bastava, corsi a precipizio verso la porta.
E in un attimo mi resi conto che il piano era fallito.
James volò letteralmente sulla mia testa mentre ancora cercavo di percorrere il metro che mi separava dalla porta, atterrò davanti a me, una mano ancora occupata dalla telecamera. L’altra vibrò uno schiaffo violentissimo che mi colpì fra il collo e il busto, e mi fece, volare attraverso la stanza, atterrare strusciando sul parquet della sala, fino a finire la mia corsa sbattendo violentemente allo spigolo del muro.
Urlai di dolore.
Non so come ero ancora sveglia, con la mano mi toccai la nuca, sentii un liquido caldo e appiccicoso sulle dita, portai la mano al viso istintivamente, era insanguinata, il dolore cominciò a pulsare dal collo alla testa in ondate ritmiche, tutto girava, ma io guardavo ipnotizzata James che si stava avvicinando lentamente con la videocamera sugli occhi.
“Perfetto! Visivamente dinamico, quello che ci voleva!”
Era divertito.

Un odore fortissimo squarciò le mie narici, ero a due isolati di distanza dalla scuola, non era il solito odore di Bella che già sentivo da diversi minuti, era il suo sangue! Vivo.
La gola si contorse mostruosamente, e la frenesia della sete mi sconquassò le membra, ma la mio terrore non mi faceva sentire nulla, era ferita! Forse James stava….
 NOOOOOOOOOOOOOO!! 
Ruggì talmente violentemente che potei sentire andare in frantumi alcuni vetri nei piani sotto di me, io stavo ancora correndo per i tetti dei grattacieli, fra un minuto sarei stato da lei.
Spinsi al massimo i miei muscoli, e portai la mia velocità al limite.
 DOVO ARRIVARE IN TEMPO!! 

James si era inginocchiato vicino a me, che ero inerme, semisdraiata sul pavimento lottavo con il dolore alla nuca e contro il terrore che mi annebbiava la mente.
Lui mi prese la mano insanguinata e se la portò al naso, inspirò profondamente.
“Peccato, non ti abbia trasformata, ha lasciato che rimanessi, piccola e fragile, una perfetta preda umana!” sospirò di piacere.
“Ma proseguiamo, adesso voglio un primo piano”
Mi piantò l’obiettivo davanti al naso.
Con un gesto talmente veloce che neanche lo notai, sferro un pugno sul mio stinco teso, prima del dolore, sentii le ossa rotte di netto scricchiolare sinistramente, gridai.
“Dì ad Edward quanto fa male!”
 Potevo anche morire ma lui non l’avrebbe avuto!
“Edward non farlo!” urlai invece alla telecamera.
Poi in un decimo di secondo, James era sparito, trascinato via dalla furia di Edward, lui era arrivato, ero salva.


Ero piombato su James impazzito dal dolore e dalla rabbia, lui le aveva appena spezzato una gamba, non ero arrivato in tempo per impedire che la martoriasse, ma era ancora viva, questo contava, ora l’avrei fatto a pezzi.
La furia della mia aggressione, lo scaraventò attraverso una vetrata fuori dalla sala, decisi di non seguirlo subito, e mettere prima Bella al sicuro.
La guardai pieno di rimorso, era lì ferita e martoriata da quel sadico assassino, che però era lo specchio oscuro di me stesso.  non ero forse come lui?
La mia sete stimolata dal sangue che perdeva Bella, avrebbe fatto perdere il controllo a chiunque fosse stato così sensibile come me al suo profumo.
Io lo mantenevo solo perché il mio amore per lei era più forte di tutto, anche e soprattutto di me stesso.
La presi fra le braccia e riuscii solo a dire “Mi dispiace...” Era la summa di tutto, ero mortificato di essere ciò che ero. Averla trascinata nel mio mondo di morte.
Averla quasi persa per questo.
Impazzivo a quel pensiero.
Stavo già volando per la sala, quando James ci fu addosso e mi scaraventò a terra, Bella cadde e andò a frantumare un pannello di specchi.
“Sei arrivato prima...perché sei veloce, ma non sei il più forte!”
James mi trascinava in un corpo a corpo, e mi spinse al muro sbattendomi la testa contro uno specchio che si incrinò.
Ora era il mio turno.
“Sono abbastanza forte da ucciderti!”
Lo respinsi indietro così violentemente che il suo corpo strisciando sul pavimento di parquet portò via le doghe come fossero pieghe di stoffa.

Ed mi stava portando in salvo, e sentivo l’angoscia che provava per me, ma James ci aveva aggrediti fulmineo, e io ero caduta e rotolata sui vetri rotti nella lotta contro il segugio.
Sentii un dolore acuto ad una coscia, oltre a quello della frattura, e della testa.
Un aguzzo pezzo di vetro spuntava dai miei jeans insanguinati. Con la forza della disperazione lo afferrai, e urlando lo estrassi gettandolo via.
Il sangue cominciò a sgorgare copioso, e tentai di stringere con la mano la ferita, ma ero debole, non riuscivo.
Non sapevo nemmeno come fossi riuscita ad essere ancora lucida.

James si rialzò immediatamente e mi si scagliò addosso facendomi volare quasi fuori dalla vetrata, ero incastrato e mi ci vollero alcune frazioni di secondo per liberarmi.
Tanto gli bastò per avvicinarsi a Bella e provare a morderla sul polso. Ma gli fui subito addosso, e lo trascinai via da lei.
 Adesso l’avrei finito!

Non mi accorsi quasi, mentre James mi strattonava il braccio e mi mordeva il polso, il dolore del morso era nulla se paragonato a gli altri, poi confusamente vidi Edward scagliarlo via da me.
Intanto stava succedendo qualcos’altro, lingue di fuoco si propagavano dal morso al mio corpo, come lava.
I tormenti di prima erano nulla in confronto a quello, poi capii  Il morso di un Vampiro! Il dolore della trasformazione! 
Ero scossa da convulsioni incontrollabili, e tutto il mio essere bruciava intensamente in un dolore insopportabile che mi stava letteralmente facendo impazzire.
Le fiamme si propagavano dal braccio alla testa, quella era avvolta in dolore puro, grugnivo, neanche potevo urlare, non ne avevo la forza.
Mi chiedevo perché ero ancora viva, e pregavo di morire presto, tutto era meglio di quel tormento.
E poi ebbi la certezza del perché non svenissi, volevo resistere, per diventare come lui.
Forse ero troppo debole e sarei morta e basta, ebbi un gemito più forte degli altri, basta che fosse successo in fretta.

Avevo costretto James al muro e con ferocia staccavo pezzi dal suo corpo a morsi.
Non riuscivo a smettere, e non l’avrei fatto, finché non fosse finalmente morto.
Pensieri familiari mi fecero girare lo sguardo omicida  piantato negli occhi di James.
I Cullen erano arrivati.
Carlisle mi fu subito accanto, una mano tesa per fermare lo scempio che stavo compiendo sul corpo del Segugio.
“Edward ricordati...chi sei! Ci penseranno i tuoi fratelli!”
Alice era accorsa da Bella ma lei era in una pozza di sangue e mia sorella stava tentando in tutti i modi di resistere, si rese conto però che aveva bisogno di Carlisle.
“Carlisle...! Bella... il suo sangue!” Alice gridava quasi isterica.
 Dannazione!
Avevo sconfitto James ma lui l’aveva comunque quasi uccisa.
 Quasi...
“Edward! Bella ha bisogno di te!”
Mi riscossi alle parole di mio padre e allentai la stretta contro il collo del vampiro subito afferrato da Jasper e Emmett.
Seguii Carlisle, ma mi dovei fermare, inginocchiandomi scostato da lei.
Aveva una brutta emorragia e bloccai il respiro per poter resistere alla Sete.
Ma non era quello il mio vero tormento.
Non riuscivo neanche a parlare.
Bella era scossa dalle convulsioni, lo sguardo perso nel vuoto, non sapevo neanche se mi vedeva.
 Sta morendo...
“Alice! Ha un emorragia! Dammi la cintura!”
Carlisle aveva preso in mano la situazione, era un medico formidabile, forse avrebbe potuto salvarla.
Dovevo crederlo per non perdere la testa.
“Attenta, a legarla,  ha una brutta frattura alla gamba!”
Ringhiai.
  La morte per quel bastardo non sarebbe stata abbastanza!
Poi Bella mi guardò e parlò, rantolando dal dolore.

Edward era vicino a me, lo vedevo fra uno spasmo e l’altro, anche suo padre e Alice stavano cercando di aiutarmi. Fasciavano la ferita e bloccavano la gamba.
 Nessuno si accorgeva che stavo andando a fuoco?! Dovevano spegnere l’incendio!  
Con uno sforzo sovrumano tentai di parlare.
“Ho la testa in Fiamme!”
Cercai di agitare il polso morso da James.

Tutti e tre fissammo ipnotizzati, per un istante, il morso insanguinato infertole dal segugio.
“E’ riuscito a morderla!”
Esclamai in un grido soffocato.
Ero convinto di averlo scagliato via in tempo, non era così!
 Ero un inetto!  
Non avevo impedito che la infettasse con il suo veleno.
“Carlisle!” Cominciai ad ansimare, nulla era peggio di quel momento.
“Carlisle!!” La mia voce suonava greve come un ringhio di leone inferocito.
“Dimmi...c o s a  posso fare!” Stavo impazzendo non resistevo un minuto di più a vederla contorcersi così!
“Edward! Soffre per il veleno! Devi decidere se lasciare che si trasformi...” Alice lo interruppe angosciata.
“Edward succederà! Tu sai che l’ho visto!”
“NO!” Ringhiavo più di prima.
“Allora l’unica speranza è che le succhi via il veleno!
“Io, non posso farlo! Devo occuparmi di fermare l’emorragia, potrebbe morire lo stesso”
“Sai che non potrei fermarmi, non sono forte come te...”
Ero sconfitto.
“Edward io so che tu puoi! Non c’e tempo!”
Fissai gli occhi atterriti di Bella, e mi chinai su di lei.
“Bella, ti porterò via il veleno, ti salverò, amore mio”
Presi delicatamente il suo polso fra le mani, e la fissai negli occhi, fui certo che aveva capito tutto.

Edward aveva deciso di salvarmi, il dolore sarebbe sparito, ogni fibra di carne dentro di me, agognava un po’ di pace dal tormento di quel dolore.
Ma nella mia mente piangevo, Alice aveva ragione.
Io volevo essere come lui.
Se avesse fallito, avrei resistito al tormento, pur di poter vivere per sempre accanto a lui.
Se invece mi avesse ucciso avrei finalmente trovato un po’ di sollievo da quel dolore che mi faceva impazzire.
Poi Edward mi morse affondando i denti nella ferita risucchiandone il sangue. Piano, piano, cominciai a sentire che le fiamme refluivano dal mio corpo verso l’esterno.
Ebbi sollievo, ero debole, sempre più debole, ma il dolore spariva, quello era l’importante, gemetti.
Fissavo gli occhi disperati di Edward, neri, che stavano assumendo una sfumatura rossastra, era il mio sangue, pregai che continuasse, finalmente il fuoco si spegneva.

Fu tremendo, appena assaggiai il suo sangue, la furia ceca dell’istinto di bere, si impossessò di me.
Il mio corpo reclamava la sua naturale sopravvivenza.
Non intendeva  cedere alla ragione.
I muscoli della mia bocca succhiavano in modo spasmodico fuori dal mio controllo, guardavo disperato i suoi occhi lucidi e sofferenti tentando di riprenderlo.
Era come se mi guardassi dall’esterno, e poi ricordai la visione di Alice.
Si stava avverando, lei aveva predetto quel momento.
All’epoca non potevo sapere che sarebbe stato per salvarla.
  Dovevo staccarmi da lei!  
Sentivo il suo sangue che scorreva in me e leniva le mie membra.
Il mio corpo si rifiutava di smettere, provai un terrore cieco, non avevo più controllo.
Era come se la mia mente, fosse completamente scollegata dalle mie azioni.
L’avrei uccisa, e sarei morto anch’io, sapevo come fare ed ero deciso a farlo.
“Edward! il sangue è pulito! Fermati! La uccidi!...trova la forza dentro di te! ”
Le parole di mio padre squarciarono la mia mente, e mi dissero quello che aspettavo di sentire.
La consapevolezza di averla salvata dal veleno schiacciò la frenesia del bere.
Adesso era salva, e io non avrei mai potuto farle del male.
Mi resi conto in quel momento che in realtà aspettavo solo di saperla fuori pericolo per smettere di bere.
L’istinto di protezione verso di lei era veramente più forte, di quello della sete, in quel momento ne ebbi l’assoluta certezza; oltre ogni ragionevole dubbio, anche alla prova estrema del sapore del suo sangue.
Lentamente estrassi i denti dalla ferita, non volevo ulteriormente farle del male.
Lei mi sorrise e svenne.
“Sapevo che ci saresti riuscito figlio mio!”
“Anche io lo sapevo” Alice mi guardava con un debole sorriso, si era tenuta in disparte per resistere al richiamo del sangue.
“Alice! Fallo a pezzi!” Jasper la chiamava.
Mi girai verso la sua voce.
Lui e Emmett tenevano immobilizzato il segugio, Rose aveva preparato il falò con le assi del pavimento.
Alice saltò addosso a lui con ferocia, e gli staccò la testa.
James era morto.
“Edward, è salva, ma è molto debole, ha perso troppo sangue, e ha anche alcune costole fratturate, oltre a un'altra ferita alla nuca, dobbiamo portarla in ospedale”
Carlisle aveva finito di arginare l’emorragia.
Guardai Bella, esanime e pallidissima.
La presi fra le braccia con infinita delicatezza come un uccellino ferito.
Fare a pezzi James era stato un favore, io gli avrei fatto molto peggio.
Uscimmo dalla scuola di Ballo ormai quasi del tutto in fiamme, seguiti dai miei fratelli. 
Adesso tutto doveva tornare alla normalità, avevamo sempre un piano pronto per questo, e sapevamo come realizzarlo. Bella era viva, solo questo contava davvero.





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